Croce Rossa: tutti i nodi finiscono in Tribunale

Le scelte gestionali non superano più il vaglio della Magistratura; è finita un’epoca di strapotere, adesso occorre ripartire uniti nella legalità.

Mi sono spesso chiesto che cosa potesse pensare di questa Croce Rossa un redivivo Henry Dunant, si, proprio quello che da ispiratore e cofondatore è poi morto solo, abbandonato a se stesso e con il Movimento che già camminava  su altre rotte. C’è un altro fantasma che però oggi si aggira per i corridoi di via Toscana e nelle sale di tutti i Comitati territoriali d’Italia, lanciando messaggi che sono compresi solo da pochi, ed è la Giustizia.

I segnali che lascia in giro si chiamano sentenze e una di queste che ha fatto molto ridere e rallegrare il venerdì sera, la scorsa settimana, ad un dirigente nazionale di punta. Se volete leggere l’atto potete trovarlo a questo link ma ve lo riassumo comunque. Un gruppo di dipendenti militari ha chiesto il riallineamento della posizione retributiva alla normativa vigente, adeguamento negato dalla Cri, la stessa Associazione che difende i diritti ( degli altri ) e che gioisce perché il Tribunale Amministrativo le ha concesso una proroga di trenta giorni per dimostrare una cosa finora non dimostrata e quindi per ritardare l’adempimento dei suoi doveri nei confronti dei propri lavoratori.

E mentre gioisce per questa cosa, la Corte dei Conti condanna la Croce Rossa a pagare oltre ventimila euro di spese processuali per un procedimento contabile che ha riguardato l’acquisto che un Comitato provinciale piemontese ha realizzato nei primi anni duemila di una costruzione da adibire a propria sede ed autorimessa, rivelatasi poi assolutamente infungibile, azione nella quale il Comitato Centrale provvide non solo a non contestare la spesa ma addirittura a subentrare nel mutuo acceso e parlo di circa seicentomila euro. Anche qui a questo link è disponibile il collegamento alla sentenza che condanna il tentativo di Croce Rossa Italiana di opporsi all’intervenuta dichiarazione di responsabilità per il relativo danno erariale essendo maturata nel frattempo la prescrizione e rimanendo questo pessimo investimento sulle spalle dei volontari assieme ai soldi delle spese legali.

La novità di questa settimana è invece la pubblicazione della sentenza con cui l’ottava sezione del Tribunale di Roma assolve Vincenzo lo Zito dall’accusa di aver diffamato Francesco Rocca e la Croce Rossa Italiana. Il contenuto dell’atto giudiziario, a parte la ricostruzione dei fatti, nei quali si legge a chiare lettere un accanimento, proprio di questa governance dell’Associazione, nei confronti di chiunque osi mettere in dubbio un verbo che non solo non è sacro ma nemmeno mai univocamente spiegato, diretto ed esibito, ci concede una rivelazione esplosiva, tanto più potente perché vergata di pugno da un magistrato della Repubblica Italiana.

Lo Zito è stato assolto semplicemente perché, pur avendo usato toni sicuramente ruvidi costantemente in linea con al sua personalità ed il personaggio che si è costruito nel tempo,  le illegittimità che ha denunciato sono presenti, vere, reali. Questo è il vero contenuto della sentenza che potete leggere qui e cioè che lo spesso strato di opacità che vado denunciando da tempo nasconde non la semplice incuria ma un atteggiamento seriale di vero e proprio malcostume gestionale e nulla riesce a fermare questo modus operandi che si autorigenera e difende attraverso parole d’ordine velleitarie quali il richiamo ai Sette Principi ed è tutelato da un esercito di pretoriani che hanno tutti un interesse materiale e diretto alla permanenza di questo status quo.

Spero abbia poco tempo per essere ancora felice quel famoso dirigente nazionale di Cri, che possa finalmente essere messo nelle condizioni di poter pagare non solo il suo stesso stipendio ma nella giusta e legale maniera anche quello dei dipendenti finora sottopagati e che abbia il giusto tempo per comprendere come non è reprimendo i legittimi interrogativi né sopprimendo il pluralismo ed il dialogo all’interno dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia che si può continuare a gestire questa macchina umanitaria.

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La richiesta di trasparenza e di giusta applicazione della normativa legale ed interna risponde all’esigenza di poter condividere non solo i grandi profitti che questa macchina può generare ma anche una strategia comune, che possa far trovare fianco a fianco i Volontari con i sempre più numerosi dipendenti, che possa creare aspettative e far condividere traguardi sempre più importanti ed ambiziosi.

Oggi siamo ancorati alla politica degli steccati, dei recinti e degli orticelli, chi ha vuole sempre di più mentre chi si pone domande è allontanato o convinto ad andarsene. La Croce Rossa non è questo, alle domande si deve rispondere sempre con la massima chiarezza e trasparenza, gli steccati vanno abbattuti e negli orti devono tornare a zappare e raccogliere tutti, perché la Croce Rossa è un’altra cosa.