Il Governo ha salvato per l’ennesima volta la Croce Rossa Italiana, la “bad company” non ha raggiunto il suo scopo. Adesso la Cri è obbligata a dimostrare quanto vale veramente.
Proprio l’altro ieri, nell’ultimo Consiglio dei Ministri, è stato approvato l’ennesimo salvataggio dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia. Avevo raccontato dei timori che si stavano sviluppando intorno agli esiti dell’azione, molto superficiale, condotta dal comitato dell’Ente strumentale alla Cri. Ne ho parlato spesso, si tratta dell’organismo che aveva il compito di accertare la massa passiva, l’insieme cioè dei debiti certificati e dei relativi creditori di Cri, di censire il patrimonio immobiliare e liquidarlo funzionalmente al pagamento dei debiti, e di accompagnare il trapasso del personale verso le nuove destinazioni derivanti dalla procedura di mobilità assistita.
L’unica cosa finora riuscita bene è stata quella di far transitare il personale nelle nuove sedi ma manca ancora molto per completare le procedure. Le retribuzioni non sono allineate, le competenze non vengono riconosciute ma soprattutto il liquidatore si è dimenticato le liquidazioni. La “bad company” che il Governo Monti aveva creato a fianco della nuova Croce Rossa non ha raggiunto il suo scopo a nulla valendo le decine di riunioni, i verbali sottoscritti con pompa e le infinite chiacchiere sparse in giro. Lo scenario sarebbe stato terribile, dai primi di gennaio il patrimonio ed i debiti dell’Ente strumentale sarebbero passati all’Associazione, con un colpo per le casse dei Comitati equivalente a circa venti milioni di euro, la sola imposta di registro sul cambio d’intestazione da pagare cash entro fine gennaio 2018. Poi oltre ai beni sarebbero passati al Comitato nazionale anche i debiti, ormai certificati dal board di EsaCri, che sarebbero stati messi all’incasso senza le salvaguardie e le guarentigie della procedura concorsuale, un disastro insomma sotto il quale sarebbero rimaste soltanto le macerie dei Comitati territoriali.
Il regalo del Governo è consistente, Paolo Silveri Gentiloni è uomo di parola, vuole bene alla Cri, ha capito cosa può rappresentare il patrimonio umano del volontariato rosso-vestito rispetto ad una Società che ha un bisogno estremo di sussidiarietà sanitaria e sociale. Ma è anche un politico, e si giocherà come deve questo colpo di scena in chiave elettorale: con il regalo che ci ha fatto glielo dovremo. Di cosa si tratta, in effetti, si può tradurre in due parole. La procedura di liquidazione sarà estesa per altri tre anni, avrà a capo Patrizia Ravaioli, deus ex machina Cri che non perderà il posto, finalmente. I beni funzionali all’attività saranno trasferiti in esenzione da imposte all’Associazione; i debiti se li accollerà lo Stato, cioè li pagheremo tutti noi italiani con le nostre tasse.
Il tizio che dal 2008 è a capo della Croce Rossa Italiana, che è stato messo lì dal Governo per risanare questo glorioso e virtuoso pezzo di Società nazionale, non ha svolto il suo compito come era dovuto, anche in virtù del compenso, notevole, attribuitogli nei primi cinque anni di mandato e dovremo tenerne conto. Il Governo se ne è accorto e ci ha messo una pezza perché ci vuole bene, perché da Palazzo Chigi hanno capito che un’ideale che ha attraversato i secoli non può morire sotto i debiti, perché il concetto stesso di azione umanitaria non può finire con un colpo di penna, perché non solo l’Italia ma tutto il Mondo ha bisogno di noi. Perché, lasciatemelo dire, anche il Governo ha capito che la Croce Rossa è un’altra cosa. Adesso tocca a noi, solo a noi, ripulire la Cri dalle ambizioni di qualche scalatore sociale, dagli appetiti di piccoli squali inutili, da tutti quelli che usano la Croce Rossa per scopi personali. Tocca a noi.
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Speriamo che oltre Cristiano lo legga anche Gentiloni. Come al solito figli e figliastri e i peggio di tutti, le anime nere da bruciare all’inferno sono quelli del MIUR che hanno la colpa di essere capitati nel più complicato dei ministeri. E per questo, dopo i buoni pasto, i recuperi forzosi, e le cause perse anche gli stipendi non adeguati alle legge e fra poco dovrò vendere anche l’auto per mangiare fino alla fine del mese. Proprio la giusta fine per degli italiani, concittadini e ex commilitoni cri. Ditelo a Gentiloni oltre la grazia alla cri, conceda anche una intercessione alla Fedeli per noi poveri diseredati.
scusate, ma secondo mè dopo i famosi tre anni si stabilirà che la c.r.i così come è strutturata non può che rimanere ente pubblico,quindi non sarebbe opportuno la reintegrazione del personale tutto?Perchè questi signori fra tre anni stando così le cose indiranno nuovi concorsi ,alla faccia nostra che siamo transitati in altri enti.
Rientrare nella CRI con il corrente establishment? Non grazie… forse con altre menti e altre anime…
“Adesso tocca a noi, solo a noi, ripulire la Cri dalle ambizioni di qualche scalatore sociale, dagli appetiti di piccoli squali inutili, da tutti quelli che usano la Croce Rossa per scopi personali. Tocca a noi”. Più o meno le stesse parole pronunciate 5 anni orsono da Francesco Rocca. Intanto paga pantalone. Grazie a Gentiloni di che? di aver messo un ulteriore fardello sulle spalle degli italiani?
Quindi è una cosa giusta addebitare allo stato…cioè i cittadini… i debiti anzichè ottimizzare il patrimonio immobiliare ( la maggior parte fatiscente e fatto andare in rovina) ?????????
Se è per questo, i debiti che lo Stato ripagherà sono proprio quelli fatti anche per sistemare una fetta del patrimonio immobiliare in uso alla nuova CRI e lasciando quello in rovina (o distrutto per la cattiva gestione) per fare i famosi soldi per ripianare i debiti. Solo che se non si andava in avanti con questa leggina, proprio le belle sedi (che sono dell’Ente e non della CRI) sarebbero andate in vendita o in saldo per rimettere a posto i conti… e sarebbero rimasti senza un tetto. Da qui, immagino e magari sono troppo propenso a pensar male, le spinte per fare questa legge.
Spero che ciò verrà fatto in un futuro se dovesse succedere una cosa simile ad AMPAS o MISERICORDIE
Secondo me i debiti non verranno mai pagati dallo stato , altrimenti andrebbe inserito in quel decreto legge anche un finanziamento visto che l’art. 16 è a costo zero per lo stato.