Ci vogliamo bene, soprattutto tra noi Soci di questa emerita non associazione. Forse proprio per questo ci stiamo avvicinando all’appuntamento elettorale del prossimo anno, quando la poltrona di ogni presidente che non sia riuscito a farsi commissariare sarà sottoposta al vaglio delle urne associative. Si cominciano a delineare cordate e e accordi pre elettorali magari spinti e sollecitai da chi non ha in testa un messaggio di pluralismo e progresso ma vuole semplicemente andare a mettere una bandierina.
Noi invece stiamo facendo un discorso diverso, basato su un reale programma di cambiamento che ormai dovreste conoscere bene, fondato su una letterale applicazione delle norme interne, sulla massima trasparenza e sull’inclusività, compresa una equa considerazione delle componenti ausiliarie rispetto allo strapotere oggi nelle mani della sola componente civile. Semplice, cantierabile e soprattutto rispondente appieno ai valori ed ai Principi fondanti dell’Associazione. Dare spazio alle capacità personali e non ai rapporti di amicizia pregressi, valutare i percorsi al netto delle chiacchiere, restituire la giusta centralità al corpo dei Volontari, oggi schiacciati in un angolo e scavalcati nelle posizioni di gestione dai numerosi dipendenti.
Basterebbe poco se non fosse che qualcuno ha ancora a cuore questo modo di gestire l’Associazione che sta facendo arenare una nave che dovrebbe solcare mari infiniti. E’ il caso del Comitato regionale del Lazio, ad esempio, dove tre cordate stanno cercando consenso tra i Presidenti – nell’assemblea regionale possono votare solo loro – per sostituire la monocorde gestione dell’attuale Presidente Adriano De Nardis. Teoricamente non si potrebbe dargli torto ma praticamente è una costruzione che si basa esclusivamente su una manifestazione di forza, senza un programma di reale cambiamento da approntare, condividere e mettere in pratica. Si vorrebbero candidare tre presidenti di Comitato che peraltro non hanno particolarmente brillato nella gestione dei territori a loro affidati. Dobbiamo comunque considerare un fattore esterno condizionante. Sullo sfondo infatti c’è la situazione delicatissima del Comitato di Roma Area Metropolitana che sta studiando l’ipotesi di incorporare di nuovo i Comitati che erano stati scorporati solo qualche anno fa. L’operazione non sarebbe indolore ma consentirebbe due vantaggi, in verità al solo Comitato di Roma. Il primo vantaggio sarebbe quello di avere un controllo più diretto sui territori diminuendo anche il numero ed il potere dei votanti nelle varie assemblee sovraordinate. Specialmente in una fase delicata come l’attuale meno voti si possono controllare meglio.
Il secondo vantaggio sarebbe quello, una volta attuata la fusione per incorporazione, di compensare contabilmente la grande massa di debiti che il Comitato di Roma ha nei confronti dei suoi satelliti. E non è poco, visto che la situazione amministrativa rispetto a qualche mese fa, dall’inizio della nostra opera di denuncia, non è cambiata affatto. A nulla sono valsi i procedimenti disciplinari, le radiazioni, le denunce, i licenziamenti: i soldi non ci sono e ancora nessuno spiega per quale motivi la Sanità laziale, ormai tornata in carreggiata con tutti i fornitori, non paghi solo Croce Rossa. O meglio la ragione si conosce ma non si vuole dire. Probabilmente la sapremo dalla stessa voce dell’assessore regionale che tra qualche giorno risponderà all’interrogazione della Lega, depositata dal consigliere Laura Corrotti. E poi ognuno si prenda le sue responsabilità.
Per chi vuole cambiare veramente la nostra meritoria associazione, chi vuole dire basta alla Croce Rossa delle bugie, quella delle trame di corridoio, dei contrattini e dei cassettini qui c’è il link del comitato elettorale che si è costituito ad ottobre. Gli altri rimangano a ballare mentre la nave va giù.