Croce Rossa: la privatizzazione è incostituzionale, lo dice il Tar

Lo stop al riordino potrebbe essere un’ottima occasione per rivedere tutto il decreto in senso migliorativo e far tornare pubblico un Ente che è nel cuore di tutto il Paese.

 

Il decreto legislativo di riordino della Croce Rossa Italiana rischia di subire un brusco stop proprio quando era avviato all’annientamento definitivo di una delle realtà più importanti e popolari nel panorama del volontariato nazionale. Il Tar del Lazio, sezione III, con l’ordinanza 8701 pubblicata oggi ha dichiarato la possibile incostituzionalità di tutto il provvedimento legislativo.

La questione giuridica nasce dall’esame dei ricorsi che un gruppo di appartenenti al Corpo Militare della Cri ha sollevato davanti al Tribunale Amministrativo per vedersi riconoscere il giusto livello di inquadramento tra il personale, anche in vista della procedura di mobilità stabilita dallo stesso decreto 178, impugnando anche ogni altro atto presupposto o comunque collegato. Quanto sopra, nel contesto di una disposta trasformazione organizzativa dell’Ente, con liquidazione del soggetto pubblico e istituzione di un’Associazione privata, destinata a conservare dell’originario Corpo Militare solo un nucleo di volontari non retribuiti.

Nella decretazione sono state individuate una serie di illogicità e violazioni, come quella della cessazione dell’intero Corpo Militare senza che il Codice dell’Ordinamento Militare contenesse una norma di salvaguardia, del contrasto con un’altra norma che prevedeva la creazione di un contingente ad esaurimento per le esigenze di protezione civile, senza che questa norma venisse espressamente abrogata e di una serie ulteriore di violazioni di legge e del dettato costituzionale.

Insomma senza annoiare chi non mastica il giuridichese e invitando invece chi è curioso a leggersi tutta l’ordinanza a questo link, è importante evidenziare come la Corte giudicante abbia considerato l’eccezione di costituzionalità sollevata dai difensori dei militari rilevante e non manifestamente infondata, frase arzigogolata ed arcaica ma la formula magica giusta per trasferire gli atti al Palazzo della Consulta, che a Roma si trova sulla piazza del Quirinale. E li rimarrà il tempo necessario a capire se, come sostenuto da più parti, tutto il disegno di riordino della Croce Rossa Italiana, quello che in molti, sbrigativamente, hanno definito quale privatizzazione, addirittura sia contro la carta Costituzionale italiana.

Non voglio sollevare polemiche né raccontare al mondo intero che insieme ad alcuni amici avevamo da subito denunciato le storture, i buchi e le mancanze di un provvedimento legislativo nato in fretta e tutto storto, approvato con uno scopo e finito per produrre effetti devastanti, tra i quali la mobilità di 4.000 professionisti preparati e generosi, la svendita di un patrimonio immobiliare importante donato all’Associazione dalla generosità dei cittadini, la demolizione scientifica di strutture e procedure affinate col tempo e che hanno rappresentato orgogliosamente la Patria anche in teatri di guerra e di soccorso all’estero, la distruzione di un sistema di risposta alle necessità sociali di primo livello dell’intera popolazione nazionale, sostituendo quello che veniva chiamato “carrozzone” con una carriola che perde pezzi di giorno in giorno, una cosa opaca, litigiosa, nel quale si sostituisce il personale pubblico con procedure meno che trasparenti e non potrà raggiungere l’autonomia finanziaria con la facilità con la quale ce l’hanno proposta.

Quindi quale occasione migliore di questa, sacralizzata da una decisione della magistratura amministrativa, per stimolare la politica seria, quella dei risultati, quella rivolta al benessere della popolazione, a rivedere drasticamente il decreto 178 del 2012, sostituendolo radicalmente con un provvedimento che interrompa l’emorragia di denaro alla quale assistiamo quotidianamente, assegni il giusto posto a questa fetta nobile di volontariato italiano, non disperda energia, forza e speranze di migliaia tra dipendenti e volontari per i quali questa Istituzione è sacra ed inviolabile, dovrà rimanere pubblica e e dovrà essere a disposizione di chi la vuole servire e non di chi desideri usarla.

Perché, ormai lo sapete bene, la Croce Rossa è un’altra cosa.

 

 

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