Croce Rossa: 30 anni dopo

L’altro ieri ho festeggiato i miei primi trent’anni di Croce Rossa. Il 4 gennaio 1988 sono stato iscritto nei ruoli del Corpo Militare e da allora la Croce Rossa non è mai stata la stessa. I vari Commissari, i cambiamenti, le Leggi e le Persone hanno fatto in modo che mai ogni passaggio fosse identico al precedente, ognuno che arrivava, come ci racconta bene l’etologia, “marcava il territorio”. Secondo l’antico principio, si stava meglio quando si stava peggio, sarebbe stato sufficiente riavvolgere la pellicola e tornare alla casella di partenza ma ogni gestione ha sedimentato rancori, approfittamenti, incuria e pressappochismo tali da far sprofondare anno dopo anno l’Associazione tra debiti e maldicenze in una posizione d’indifendibilità tale che ogni bordata giornalistica e giudiziaria ha fatto più danni di quanti ne fossero preventivabili.

Se non ti sta bene perché non te ne vai” è il mantra che mi hanno ripetuto spesso, sempre le stesse persone, poche in verità e tutte in qualche modo beneficate dall’attuale governance, gente che difende – giustamente – la pagnotta ed ha paura che in un cambiamento reale si valutino le capacità e le competenze molto meglio delle spintarelle o delle conoscenze sviluppate in un pub.

L’Associazione sta attraversando un periodo buio fatto di cambiamenti soltanto apparenti, dove la trasformazione sta stravolgendo il modello originario per aziendalizzare la struttura, gerarchizzare i rapporti interni e contrattualizzare ogni relazione con la Comunità. In questo nuovo assetto il corpo estraneo è proprio il Volontario e sempre più diventerà aliena l’idea stessa di Croce Rossa, quei Principi svuotati dai Valori che oggi servono a lucidare un Emblema diventato marchio. Proprio certi Principi non fanno budget, l’Ente Pubblico, nato per conferire prestigio, autorevolezza e insindacabilità ad un’azione umanitaria che andava disseminata in maniera uniforme ed imparziale su tutto il Paese e invece usato come carrozzone ad elevata connotazione politica, oggi non c’è più. Solo un’organizzazione a base volontaristica, disinteressata e generosamente disponibile potrebbe far riacquistare quel consenso popolare e la giusta autorevolezza, qualità necessarie per tornare a sedere con dignità e consapevolezza nei tavoli giusti.

Invece si tessono accordi con i partiti politici, si continuano a sottoscrivere contratti chiamandoli convenzioni, ci si giostra quotidianamente rimbalzando l’attività di gestione con abusi di potere e prepotenze, si scende nel mercato per la sola necessità di coprire costi ormai ingestibili, si maschera tutto con opacità indicibili perché i Volontari non siano messi a parte di un disegno finale inconfessabile.

Questo deve cambiare, si deve restare nell’Associazione per testimoniare con il proprio servizio che la vera Croce Rossa non è questa, che tutti insieme si può cambiare e questo accadrà presto. Non abbiano timore tutti i beneficati; non sarà nostra intenzione creare ulteriori vulnerabilità. Sicuramente servirà un sistema di perequazione, andranno valutate le professionalità ed i reali fabbisogni, dovrà essere invertito il circolo vizioso ma ce la possiamo fare perché i Volontari hanno  cuori grandi e braccia forti, le stesse che hanno creato, attraversando tre secoli di Storia, l’Associazione che tutti conoscono e che torneranno ad apprezzare.

Il mio anniversario finisce qui; fuori c’è un Paese che ci aspetta, che ha bisogno di Noi, che costringerà abusivi, abusatori e bugiardi a restare a casa per il bene di tutti e la gloria di una meritoria Istituzione. La Croce Rossa non sono loro, la Croce Rossa è un’altra cosa.