Croce Rossa: il microonde del Presidente

Grandissimo scandalo ha destato nell’ambiente di Croce Rossa Italiana l’annuncio dato a mezzo stampa da parte di un gruppo di Crocerossine di uno stato di malessere che non trova sponda nei luoghi istituzionalmente deputati a lavare certi panni. In effetti non è usuale rivolgersi alla stampa ma in Croce Rossa questo può accadere. Io stesso mi sono messo più volte a rapporto dal mio Presidente Nazionale, quello che incontra e vede tutti, ma per poterlo guardare in faccia ho dovuto pagare 80 euro e ricevere la solita giaculatoria d’insulti e minacce. Ma questa è un’altra storia.

Botta e risposta su internet, perché l’autarca nonostante il video della discordia contenesse i nomi delle Sorelle che si ritenevano parte lesa nella vicenda si è ben guardato da riceverle o riceverne una delegazione. A lui il benessere del personale non interessa, al dialogo preferisce i comizi, o meglio si ritiene dispensatore di benessere a chi dice lui, ed i fatti lo provano ampiamente. Però contesta al Corpo delle Infermiere Volontarie della Cri la mancanza di modernità, il non essere al passo con i tempi. In effetti questa è una cosa che le Crocerossine sentono e subiscono. Loro stesse hanno presentato più volte un progetto di unificazione dei Corpi Ausiliari delle Forze Armate nella Cri e questi progetti sono stati archiviati ogni volta senza farne nemmeno un caso di studio. Questo è un fatto.

Tutto quello che contrappone il Presidente nazionale della Cri al Corpo delle Crocerossine ruota intorno alla figura del Capo di Corpo, Monica Dialuce, sebbene nei messaggi veicolati dal gruppo non ci sia traccia ne’ riferimento all’attuale Ispettrice del Corpo. Anche le voci su una sua presunta volontà di riproporsi alla guida del Corpo sono assolutamente prive di fondamento. Mentre improvvidamente e con un atto di notevole malagrazia l’autarca in una riunione di livello nazionale escluse motu proprio una ricandidatura di Dialuce con la frase pronunciata a fine ottobre scorso “il prossimo anno vedrà una nuova Ispettrice nazionale” dall’altra parte nessuna istanza fa pensare il contrario se non una proposta di inserimento nella terna di selezione fatta dalle Sorelle più per forma che per convinzione. Certo il nostro simpaticone è noto per la sua abilità di “buttarla in caciara”, di deviare l’attenzione dai problemi seri che ha sul tavolo e che non riesce ad affrontare piuttosto che dimostrarsi giocherellone e falsamente simpatico. I problemi veri, e ce ne sono a mazzi, quelli si speriamo vengano affrontati e risolti dal prossimo Presidente nazionale, che ne avrà potere e capacità. Questi sono fatti.

Lui dice e scrive di amare il Corpo ma la realtà dimostra il contrario. In dieci anni di guida della Cri dal suo ufficio non è uscito un provvedimento migliorativo delle condizioni di stato od operative delle Sorelle, mai. Piuttosto una notevole entità di atti che costituiscono una piccola enciclopedia di delegittimazione, demansionamento, marcatura di territorio conditi da una pioggia di sanzioni a piacere, spesso anche comminate o proposte al di fuori degli schemi normativi e regolamentari. Ci sono due ricorsi amministrativi pendenti davanti al TAR del Lazio contro suoi provvedimenti ingiusti ma nessuno ne parla e nessuno tenta di porvi rimedio prima della sentenza tanto, nella peggiore delle ipotesi, a pagare sarà l’Associazione e quindi tutti i Volontari, che non hanno la splendida assicurazione straniera che vale per altri soggetti.

Lamenta, l’autarca, la diminuzione delle iscrizioni ed un ridimensionamento generale del Corpo dimostrando di ignorare la Storia stessa delle Sorelle che mai sono state un’organizzazione di massa. I dati come al solito lo smentiscono. L’evento poi annullato o semplicemente rimandato, quella cosa che ha dato la stura all’attuale frizione istituzionale prevedeva il giuramento di ben 987 nuove Sorelle. Questi sono numeri, questi sono i fatti.

Piuttosto nel sistema di comunicazione di Croce Rossa sono previste campagne di adesioni, sponsorizzate e pubblicizzate, solo per la Componente dei Volontari. Guardate pure il sito di Cri, esempio istituzionale di comunicazione a senso unico, e rendetevi conto che nei corsi di accesso solo raramente, molto raramente, i Presidenti dei Comitati consentono che una Sorella possa tentare di fare proselitismo tra gli aspiranti Volontari durante le lezioni, anche solo per spiegare le peculiarità e le modalità di impiego del personale del Corpo. Anche questo è un fatto sotto gli occhi di tutti.

In fondo in un sistema dove tutto deve essere capito e nulla deve essere spiegato il rapporto “ruvido” che c’è tra il Presidente nazionale ed il Comandante di Corpo delle Sorelle viene replicato a scalare negli Ispettorati regionali e locali dove i Presidenti, salvo rarissime eccezioni, si ritengono legittimati ad imitare l’autarca e ne traggono soddisfazione, una piccola soddisfazione che serve a nutrire una piccola autostima. E così non seguono le vie gerarchiche interne per rapportarsi alle Sorelle ma ne dispongono come se una linea di comando, pur definita con legge dello Stato, per loro non valga. Il tutto condito da un clima di paura e delegittimazione che è alimentato dall’alto proprio per creare confusione e sottrarre prerogative ed autonomia ad un Corpo che la propria autonomia l’ha ereditata da una Legge. In fondo se non esistessero peculiarità e non fosse definita un’autonomia che senso avrebbe scrivere ben tre Leggi dello Stato, disegnare un Corpo ed assegnare a questo Corpo un Capo. Le Leggi non sono mai scritte senza senso, alcuni atti di Cri si, ed è un fatto.

Naturalmente non credo che le giustificazioni di questo malessere, che si sta espandendo a macchia d’olio, possano essere limitate in queste mie righe; c’è sicuramente altro e ne continuerò a raccontare. Un ultima battuta prima di chiudere riguarda l’istanza di modernità e modernizzazione che arriva proprio dall’autarca, lo stesso che sta proponendo a Vertice del Corpo una minestra riscaldata, magari previa stiepidita nel microonde e doratura alla griglia di circostanza. L‘autarca è monotono, rancoroso, prepotente e tende a fare sempre gli stessi errori, come la sua storia personale dimostra ampiamente. Anche l’Associazione ha bisogno urgente di uno svecchiamento per poter sopravvivere; è impensabile che i vertici in opera nel “nefasto” periodo pubblico siano gli stessi che operano adesso nel privato, non si possono fare cose diverse con le stesse persone, dobbiamo cambiare, e farlo in fretta, perché la Croce Rossa è un’altra cosa.

 

 

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