Croce Rossa: perseverare è diabolico

Abbiamo conosciuto tutti il tipo che sotto un sole cocente, al campetto da basket sosteneva di riuscire a fare 50 canestri di fila, magari gonfiando anche un po il petto mentre lo diceva, e poi al quarto ferro se la prendeva con la pressione della palla. Oppure quello che quando la sua squadra cominciava a prendere gol calciava lontano la palla, dove nessuno la poteva riprendere o peggio se la stringeva e portava via, perché l’aveva portata lui e lui solo decideva quando cominciare e quando finire di giocare. Che poi in fondo era lo stesso che pretendeva di copiarti i compiti e ti dava appuntamenti impossibili la mattina, nella nebbia, promettendo mari e monti, cavalieri e draghi, e quando ti stufavi e non gli passavi la versione andava a fare la spia ai professori raccontando di come entravi nell’archivio di arte e ti fregavi gli elaborati valutati dieci anni prima e, cancellando il nome e la firma, te li attribuivi, proprio tu che in disegno a mano libera eri una schiappa.

Il tempo che dovrebbe farti dimenticare sempre tutto o almeno queste fastidiosissime cose ti fa rincontrare sulla tua strada proprio quel tipo li, con la stessa prepotenza, la stessa supponenza, il medesimo atteggiamento di disprezzo degli altri, di tutti gli altri. Proprio lui che dovrebbe sapere che le sentenze si rispettano è il primo a spargere in giro bugie, a raccontare che una sentenza pubblicata ieri già è vecchia, che è un atto senza nessun valore. Certo, tutte le sentenze raccontano di fatti già accaduti altrimenti si tratterebbe di fantascienza, non di diritto. Ma le sentenze tendono anche a regolare rapporti che le parti in causa hanno devoluto alla conoscenza ed alla competenza di un Magistrato.

Il caso è ormai noto, si tratta della facoltà di nomina delle Ispettrici del Corpo delle Infermiere Volontarie di Croce Rossa e della valenza dell’articolo 1735 del Codice dell’Ordinamento Militare. L’autarca proprietario e socio di maggioranza dell’Azienda Croce Rossa Italiana, la non associazione di volontariato più grande d’Italia è convinto di avere nelle sue mani non solo i poteri derivantigli dalla Legge e dallo Statuto ma anche i superpoteri che qualcuno, nottetempo, gli avrà concesso, a lui e lui solo, e proprio sulla base di questi superpoteri si diverte ad eseguire incursioni in settori che la Legge devolve alla competenza funzionale e strutturale di altre figure. Naturalmente l’azione è devastante e fine a se stessa, non presenta cioè altra utilità che disarticolare il Corpo delle Infermiere Volontarie e paralizzarne l’attività, lasciando nello sgomento e nella confusione intere legioni di Sorelle e colpevolizzando allo spasimo quelle che lui stesso, novello Enrico IV di Franconia, aveva nominato in disprezzo della norma. Dall’altra parte però non c’era Gregorio VII e non ci sarà bisogno di passare tre notti all’addiaccio a Canossa. Lo scopo è raggiunto tanto che le Sorelle sono oggi divise in fazioni e così rimarranno, ognuna sul suo Aventino, in attesa che qualche segnale positivo arrivi, ma positivo veramente. Non è stata sufficiente la retromarcia già fatta sulla questione vergognosa dei distintivi di grado, dove apertamente è stato dichiarato trattarsi di un provvedimento abnorme, messo in atto esclusivamente allo scopo di mettere i vertici del Corpo contro la propria base, dimenticando la Bandiera, le tradizioni, gli scopi ed il tributo di sudore e sangue pagato in 110 anni da una falange di Donne meravigliose, figlie, madri e Sorelle di tutti noi, sempre in prima linea a fianco di chi ha avuto e avrà bisogno. Queste Donne sono esattamente tutte le persone che hanno aiutano, nulla di meno e forse qualcosa di più. Chi non l’ha capito ha pensato che far finire la partita nascondendo la palla fosse la soluzione più rapida per trarsi d’impaccio. Gli anni passano e il carattere non cambia, è un marchio indelebile, non c’è emenda.

Oggi un Magistrato ha dovuto dare ragione ha chi ragione aveva da vendere e chi si è opposto alla Legge lo ha fatto usando i denari dei Volontari, impegnando le casse di quell’Associazione meritoria che è nata sulle braccia dei Volontari ma non è più nelle loro mani. Domani o dopodomani avremo da leggere un’altra sentenza, dopo qualche altro giorno un’altra ancora, i tempi sono maturi e stanno succedendo molti fatti che aiuteranno a dissipare i dubbi. Sarebbe stato elegante, sarebbe stato opportuno chiedere scusa, soprattutto da parte di chi aveva promosso certi comportamenti contrari alla Legge e da chi aveva usato certi atti per marcare il proprio potere personale sul territorio come un mammifero in calore. Non è successo, lo auspicavamo ma questo regalo non ce l’ha fatto nessuno, nessuno ha una dignità pari al valore delle chiacchiere e delle menzogne che sparge in giro. A questo punto il cambiamento dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia è necessario, non si può cambiare natura conservando nei posti di responsabilità gli stessi soggetti che li occupavano nel deprecatissimo periodo “pubblico”. Gente nuova per un’Associazione nuova, questo chiede la nostra Patria, questo impongono i fatti, e nonostante gli appelli al dialogo sarà ancora una volta la Magistratura a fare chiarezza su ruoli e responsabilità. Si tratta di gestire il patrimonio di servizio e di ideali che centinaia di migliaia di italiani hanno voluto mettere a disposizione di chiunque , non è una partita a rubamazzo dove vince chi si crede più scaltro o più svelto degli altri. La Croce Rossa è un’altra cosa e il tempo ce lo sta dimostrando. Sarà in grado di sopravvivere a tutto, anche alla grettezza ed alla cupidigia dei soliti inutili noti.