Croce Rossa: uno dei tanti, troppi.

Avevo promesso di non tornare più sulla questione dei licenziamenti nel Comitato Cri di Roma; i nostri colleghi sono maggiorenni e vaccinati, sanno benissimo difendersi da soli ed ormai è acclarata sia l’incapacità del management, con numeri e fatti alla mano, che l’ignavia di una governance autoreferenziale e sorda che rifiuta, per sopravvivere, di prendere provvedimenti contro tutte le irregolarità più volte denunciate nel Comitato.

Sono qui, invece per raccontare che la visione della lista della sessantina di lavoratori licenziati mi ha aperto una nuova prospettiva di valutazione. Nell’elenco c’era il nome di tre persone che da tempo mi avevano tolto dalla lista dei loro amici nel social, che non mi rivolgevano più la parola quando ci incontravamo nelle attività sociali, che insomma facevano finta di non conoscermi. Uno mi ha chiamato, mi ha chiesto a fronte della lettera ormai di pubblico dominio un intervento incisivo, forte, “alla tua maniera”. Davanti ad una mia posticcia freddezza mi ha spiegato che per tutto questo tempo ha dovuto far finta di non conoscermi perché di mezzo c’era “la pagnotta”, il suo lavoro, che qualcuno gli aveva fatto capire che era bene non dimostrare alcun tipo di rapporto con me e con i miei amici, con i Volontari che credono fermamente che questa “cosa” che si fa tirare a campare, che si tira avanti tra stenti ed inadempienze si chiama Croce Rossa ma non è la Croce Rossa.

L’atteggiamento di questi tre amici, di queste tre persone che sono state rese vigliacche perché agguantate in un momento in cui erano particolarmente sensibili, in cui vivevano in uno stato di bisogno, in cui dovevano a tutti costi guadagnarsi questo posto di lavoro e dovevano difenderlo a tutti i costi, l’atteggiamento non è da condannare. Piuttosto è da condannare con vigore e convinzione l’atteggiamento di una governance che incoraggia comportamenti omertosi e coarta la libera determinazione di persone che intendono svolgere la loro attività lavorativa o di volontariato in una determinata struttura, arrivando ad ingerirsi nei loro rapporti personali e tra le loro frequentazioni come una setta o più prosaicamente come una qualsiasi delle tante organizzazioni illecite di cui sono pieni i nosttri schermi televisivi o cinematografici.

Ed è un peccato, questa meravigliosa Associazione, il meraviglioso popolo dei Volontari non merita di essere gestito da padroni e padroncini simili, merita persone sincere, schiette, coraggiose e con le idee chiare su cosa sia l’Associazione e dove debba andare, su quale sia la mission del prossimo decennio e di come riuscire ad arrivare tutti assieme a quell’obiettivo. La Croce Rossa deve essere inclusiva, umanitaria ed indipendente, cosa che questa attuale Associazione non è, perché la Croce Rossa è un’altra cosa.