Croce Rossa: il lupo e il vizio

Certo, è molto particolare questa non associazione, quella che predica il Principio di Indipendenza e lo coniuga assieme a quello di Neutralità, salvo riempire questi concetti a piacere, soprattutto quando si tratta di interessi di pochi. Come al solito vi fornisco qualche documentato esempio di quanto vado scrivendo.

Comincio da Bologna, vi ricordate? Il famoso Comitato che sbattendosene rumorosamente di Principi, Codici etici vari e regolamenti aveva costituito una società commerciale con un’azienda leader nel mondo dei sistemi di puntamento delle armi. Bene, nella neutrale ed indipendente Bologna un volontario, uno di quelli con la Croce Rossa cucita sul petto tanto da mostrarsi in uniforme nella foto del profilo di Facebook insulta il Vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini così, a piacere. E vada per l’insulto, sono cose personali e l’opinione politica deve essere rispettata in ogni caso. Quello che stona è il fatto che l’opinione, accesa, sia espressa da un uomo con l’uniforme della Croce Rossa e che nessuno dei vertici, quei vertici che hanno sanzionato la Crocerossina che invitata quelli che indossavano le magliette rosse ad ospitare un migrante, uno solo, in casa propria, nessuno dei tanto temuti Vertici abbia almeno zittito questa vocina stonata e stridente. Quei vertici sempre così attenti alle pagliuzze hanno parcheggiato l’occhio sulla trave o hanno preso una travata ma in ogni caso non si sono fatti sentire. Più probabilmente hanno un interesse, tacito ma organizzato, in questa deriva di politicizzazione. Altri esempi nel tempo vengono proprio dall’onnipotente segretario generale, quel Flavio Ronzi che afferma di non contare nulla ma lo fa con l’immodestia che lo ha distinto da sempre. Infatti è molto bello non contare nulla e continuare a percepire una paghetta a sei cifre oltre gli accessori, giusto due spiccioli per pontificare sempre su tutto, come l’accordo mai esistito ma documentato, il principe degli ossimori, stretto proprio con l’allora segretario del PD Orfini oppure l’esternazione “quelle si farebbero fotografare anche con Hitler” alla visione della foto che ritraeva un gruppo di Crocerossine con Matteo Salvini allo stand della Cri al Salone del Libro di qualche anno fa.

dal profilo Facebook di Erica Battaglia

E’ facile dire di non contare nulla e poi dettare la linea da remoto. Un po quello che succede a Roma dove subito dopo il capolavoro d’incompetenza e supponenza che ci ha regalato il direttore del Comitato questo è stato sostituito con un altro personaggio preso dall’inesauribile cilindro che ci ha regalato questa nuova Croce Rossa. Si tratta di Erica Battaglia che pare sia stata nominata nuovo Direttore del Comitato o almeno facente funzioni di Direttore. Chi sia la Battaglia è presto detto: legata a doppio filo con il PD, del quale è stata anche consigliere comunale a Roma durante la sindacatura di Ignazio Marino anche come presidente della commissione consiliare Affari Sociali, nel suo profilo Facebook alterna esternazioni come dirigente di partito a quelle da dirigente di Croce Rossa dando l’impressione di un’associazione romana schierata da un pezzo. La cosa che la fa distinguere nel mucchio selvaggio è invece una dichiarazione resa in aula di giustizia. Durante uno dei processi per l’operazione definita “Mafia Capitale” prima negò poi ammise di essere beneficiaria di un finanziamento per la sua campagna elettorale direttamente dal sodalizio facente capo a Salvatore Buzzi, attualmente detenuto per i noti fatti.

estratto dalla relazione prefettizia

Quindi è definita in un atto ufficiale quale persona “in relazione con il sodalizio criminale”, come scritto in uno degli atti relativi al procedimento penale che troverete integrale su questo sito. Questa è la cifra, insomma, con cui si vuole ridisegnare la Croce Rossa di Roma dopo la tempesta che l’ha finanziariamente stremata e come se non bastasse che uno degli uomini più vicini all’attuale presidente nazionale, che peraltro l’ha nominato anche “garante” dell’Associazione, fosse quell’Angelo Scozzafava di cui ho già parlato e che è stato condannato anche in appello per la medesima inchiesta , al posto di chi non è stato capace si fa finire chi ha legami sia con la politica che con qualcos’altro che con la politica è andato a braccetto fino a che ha potuto. Negare che la Croce Rossa si sia messa a fare politica è negare un’evidenza grande come lo stesso Colosseo. Negare che sia adesso, sia questo il momento di staccare la spina ad una governance autoreferenziale che ci sta portando verso un baratro indegno di una secolare Istituzione significa non essere solo ciechi ma anche complici di un Sistema che per interesse sta divorando un Ideale. Complici come l’ignava presidente di Roma, Debora Diodati, che fa finta di non vedere e di non capire, continuando a bastonare i Presidenti che non si allineano e blandendo quelli che non rispettano le regole, nascondono sotto un sasso i buchi di bilancio o sono alla sbarra per delitti commessi nei confronti dei loro stessi Volontari.

Questa non è più la Croce Rossa di Dunant, questa è l’Azienda voluta e messa in piedi da Rocca, Ronzi e Valastro, un coacervo di interessi nascosti sotto una bandiera che reca un Emblema universale, un’Azienda anomala che alla fine presenterà il conto al nostro Paese. Ma la colpa sarà sempre di qualcun’altro.