Croce Rossa: mettetevi comodi.

La domanda che mi viene più velocemente in mente, proprio a me che vivo questa storia ormai da tempo ma spero anche a voi che la seguite con tanta attenzione, è perché Netflix, su questa Croce Rossa Italiana non abbia ancora progettato una serie, un docufilm, un soggetto da premio.

Il viaggio che sto facendo e che vi sta portando per mano nella più grande associazione di volontariato d’Italia ha fatto registrare un’emozionante novità, una retromarcia clamorosa, un colpo di scena degno della penultima puntata di qualsiasi spettinatissima fiction. Il provvedimento di fissazione delle date per le prossime elezioni alle cariche associative è stato rettificato, come da noi segnalato in un recente articolo.

Non riesco ad immaginare però la scena, di come si sia consumata l’ennesima sconfitta della supponenza, di come il nostro autocrate che si è messo alla testa di una delle porzioni più nobili del volontariato italiano senza essere mai stato lui stesso volontario per un giorno, abbia accolto la pesante reprimenda, la sentenza di incapacità gestionale assoluta, la dichiarazione di perfetta inutilità di un apparato che passa settimane su settimane a scrivere ordinanze e regolamenti sapendo che non saranno mai applicati ma sempre sorvolati e che quando si decide ad adottarne uno, uno a caso, toppa clamorosamente sui termini e la loro efficacia. Le basi, le basi, direbbe qualcuno. Ecco, non si tratta di avere o non avere le basi.

La mancanza di trasparenza ha fatto si che per osmosi i simili attraessero i simili. Gente che per caso, non voglio dire culo ma il concetto elevato alla meno quasi dovrebbe essere quello, si è ritrovata da un giorno all’altro, diciamo pure da una notte all’altra, in una posizione di rilievo e da li ha iniziato a disegnare cerchi nel grano e nuvole in aria, è stata talmente miracolata e consapevole di esserlo che alla richiesta legittima, sensata e dovuta di esibizione del biglietto d’ingresso a quella festa psichedelica che oggi è chiamata Croce Rossa Italiana ha risposto in maniera sguaiata. E proprio sulla trasparenza, ovvero sulla mancanza di questa, si è svolta la battaglia di questi anni. Proprio la trasparenza è stato il nostro Piave, la linea di fuoco sulla quale non si può assolutamente arretrare, nemmeno di un millimetro, La trasparenza è il sale della democrazia, il concime della libertà, il plinto sul quale costruire ogni pilastro, appoggiare ogni Principio, collegare ogni Valore. E questa governance ha dimostrato la sua inettitudine proprio quando alla richiesta di trasparenza, una su tutte l’esibizione del padre di tutti i contrattini, quello del Segretario Generale, invece di procedere alla sua ostensione ha iniziato una sequela di sanzioni, querele, cause per il risarcimento di inesistenti danni e le immancabili radiazioni, dimostrando di essere stata colpita proprio nell’angoletto che doveva rimanere più di tutti nell’ombra, quello degli interessi materiali e diretti.

Ed è talmente malfunzionante questa Croce Rossa Italiana che oltre alla perdita economica fatta registrare dalla maggioranza dei Comitati territoriali, oltre al disagio che colpisce i Volontari causando un’emorragia di iscrizioni, oltre alla grave crisi occupazionale che è stata in grado di generare – è di queste ore la richiesta di FIS per i dipendenti di Como – siamo riusciti ad inventare il procedimento disciplinare senza fine con Volontari sottoposti da anni a procedure di radiazione riproposte con gli stessi argomenti e la medesima veemenza ogni volta che non finiscano secondo i desiderata del gerarca di turno con l’espulsione di chi si pone domande, in barba ad ogni principio di equo diritto e di ragionevole durata dei procedimenti, pulsioni aggressive esternate attraverso un abuso dei mezzi statutari nella massima ed incolore complicità di quello strumento di perpetuazione e conservazione del potere temporale che si fa chiamare Collegio disciplinare nazionale.

In Collegio dovrebbero andare quelli che oggi si fregiano del comando, che si vantano di determinare le sorti di un patrimonio nazionale come la Croce Rossa Italiana, che pretendono di poter decidere le sorti dei Soci a loro affidati senza alcun contributo elettorale, senza alcuna condivisione di progetti, senza nessuna responsabilità. E così si va a finire, con la violazione continuata degli stessi regolamenti che scrivono e da soli si vogliono approvare, con soggetti che percepiscono retribuzioni a cinque e sei cifre, più numerose le seconde, e che dall’altro della loro somma incapacità creano danni e strascichi dolorosi per centinaia, se non migliaia di famiglie in tutt’Italia.

Amici miei, stavolta è andata bene. Chi si faceva fottere non erano trecento poveracci senza tredicesima né gli ultimi stipendi sotto Natale, stavolta in palio c’era la Poltrona, quella con la P maiuscola e tutte le altre compostamente da disporre intorno. Adesso, misurata la soglia di attenzione di questi soggetti, elevatissima quando ci sono i loro interessi da difendere ed inesistente rispetto alle istanze di qualsiasi Volontario, basta mandare a memoria un concetto semplicissimo.

Voltiamo pagina, non solo per recuperare la Croce Rossa dei diritti e seppellire quella degli interessi ma anche per far si che chi occupi posizioni di riguardo in Cri, chi guadagni soldi in Cri, spesso troppi soldi, la posizione e lo stipendio se lo meriti veramente. Liberiamoci dai presuntuosi e dagli incapaci. Adesso lo possiamo fare, perché la Croce Rossa è un’altra cosa.

Clicca qui per avere l’ultima edizione del libro inchiesta sulla Croce Rossa Italiana