12 Gennaio 2017

Croce Rossa: nella caccia alla visibilità sta svanendo la credibilità

By Cristiano Degni
Cambia la governance dell’Associazione, la mancanza di trasparenza è sempre la stessa.

Si riempiono la bocca con termini stranieri e roboanti. Tra questi va molto di moda nell’Associazione di volontariato più grande d’Italia il termine “accountability”. Per noi modesti Volontari si potrebbe tradurre nel fatto che chi dice di fare una cosa la debba poi fare e debba anche rispondere di quello che ha fatto, dell’efficacia delle sue azioni. Con parole nostre e più “patriottiche” potremmo rinchiudere l’accountability nel recinto più ampio della credibilità.

La credibilità è una bestia strana che si nutre di un foraggio speciale composto, forse in parti uguali, di lealtà, onore, coraggio, rispetto e culto della verità. Non serve un farmacista per dosare gli ingredienti, basta il cuore semplice di un Volontario generico medio per comprendere come nella governance di questa associazione proprio la credibilità si stia esaurendo.

Non voglio tornare sulla annosa questione delle deleghe da conferire obbligatoriamente all’Ispettrice Nazionale del Corpo delle Infermiere Volontarie perché ritengo che il potere di nomina le derivi in forza di Legge e che tale concetto sia stato ben spiegato e ribadito anche dal Consiglio di Stato. Quindi non mi so piegare, se non in termini di abbattimento del livello di credibilità, di supponenza e di prepotenza, per quale ragione si dichiari pubblicamente di voler sistemare questo stallo e non si proceda.

Sto chiedendo di sapere e capire quali siano gli emolumenti del plotone dei Segretari dei Comitati, in testa il Segretario nazionale, ma mi si ride in faccia, a volte vengono fuori termini scurrili ed inappropriati non tanto al personaggio quanto alla funzione, ma il muro di gomma svolge egregiamente la sua funzione.

Vado poi a leggere un passo del nuovissimo Codice Etico, il documento che da via Toscana ha in questi giorni uno dei più alti indici di diffusione all’interno dell’Associazione. Il passo che mi è scivolato davanti agli occhi dice così: “I Comitati, ad ogni livello, hanno cura di rendere noto ai Soci l’elenco di coloro i quali vantano un incarico retribuito e/o percepiscono un compenso, intendendosi in tale categoria tutti coloro i quali sono titolari di un rapporto di lavoro: a. subordinato, a tempo indeterminato o determinato; b. con contratto di somministrazione, di collaborazione coordinata e continuativa, di consulenza e simili; c. accessorio.

Praticamente esiste un obbligo di informazione che ad ogni richiesta viene completamente disatteso. Sulle ragioni per le quali certe posizioni, con i loro accessori, debbano essere blindate e rese occulte ho più volte formulato una serie di ipotesi, mai smentite. Certo il problema diventa adesso di credibilità. Il non concedere ai Soci il diritto di sapere, soprattutto quando oltre al conferimento di un particolare potere la questione verta anche sulla materia di alcune retribuzioni personali, fa si che questa grave omissione diventi una macchia che in un’Associazione sana potrebbe essere considerata indelebile.

Come è possibile, per tutti i componenti del Segretariato di Cri, non essere convinti di dare l’impressione di essersi voluti accomodare su poltrone dorate, con il beneplacito di un Consiglio Direttivo nazionale che ha volutamente ignorato le conseguenze devastanti di un riordino dell’Associazione che era chiaro e definito solo nella mente di qualcuno, che ha utilizzato una delega in bianco conferitagli da uno Statuto modificato a più riprese in brevissimo tempo, e continuare a parlare di credibilità, soprattutto rivolgendosi alla Consulta dei presidenti regionali, le prime vittime impotenti di questo stravolgimento della struttura associativa.

Come ormai è chiaro e dimostrato, la Croce Rossa è un’altra cosa.