16 Marzo 2024

I pesi e le misure

By Cristiano Degni

Uno degli argomenti che mi sta più a cuore nella mia inchiesta sulla più grande associazione di volontariato del Paese è quello della maniera proprietaria con la quale alcuni pensano di gestire un patrimonio che è di tutti gli italiani e di come questi usino lo strumento dell’ablazione sociale, radiazioni e cancellazioni, per contenere il dissenso e le contestazioni interne.

Innanzitutto voglio rassicurare gli amici di Livorno e di Grosseto sul fatto che non mi sia addormentato, tornerò presto ad occuparmi anche della Toscana che è in ebollizione. Il problema è che mi sto trasformando in una sorta di acquasantiera. Il materiale che i Volontari mi inviano da tutta Italia è talmente copioso che per analizzare, ordinare ed archiviare le istanze di regolarità, democrazia, giustizia ed etica, tutte molto documentate, ci vuole tempo. Molte non hanno senso ma siccome nessuno ha interesse ad ascoltare i Volontari questi trovano una sponda naturale in me e nei miei amici, una sorta di Commissione nazionale che risponde loro al posto dei naturali organismi sovraordinati troppo impegnati a fare altro. Alcune questioni invece meritano un approfondimento, come quella che vi voglio raccontare oggi.

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Siamo in Molise, dove una crocerossina, già Ispettrice, è accusata e messa all’indice perché ha la colpa di far parte di un’altra associazione di volontariato oltre alla Croce Rossa Italiana, associazione dalla quale si era dimessa da tempo. Con questa colpa viene estromessa dall’ Associazione con quei metodi che conosciamo tutti ed abbiamo subito in molti ma sempre con la particolarità dell’azione rapida, brutale, inutile e costosa. Tanto che, ve l’ho raccontato fino alla nausea, quando il socio Volontario porta la questione della sua estromissione davanti alla Magistratura questa, con marziale regolarità, da torto all’Associazione della Croce Rossa Italiana. Tutti quelli che sono stati estromessi o radiati o commissariati dalla Croce Rossa Italiana ed hanno appellato nei Tribunali sono stati reintegrati dalla Giustizia, a significare come sia ormai prassi che negli organismi disciplinari dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia, quella apolitica che candida nei Partiti i suoi vertici, quella inclusiva che applica lo stigma contro i dissenzienti, quella democratica che gestisce troppo spesso con le mani sotto il tavolo, no si amministri giustizia ma si regolino conti che devono tutelare interessi e non Valori.

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Insomma, per farla breve, la crocerossina in questione, grazie ad una sentenza del Tribunale di Campobasso, ha visto annullata la sua estromissione, anche perché, allo stato degli atti, aveva abbandonato l’associazione considerata incompatibile molto tempo prima del provvedimento ablativo, come da lei stessa dimostrato nell’istruttoria. La risultanza è stata il fatto che lei stessa, per ottenere la migliore tutela dei suoi diritti, tutela che la sua Associazione non le ha offerto, è dovuta ricorrere con costi materiali e morali di rilievo, alla Giustizia ordinaria, costi che nessuno le rimborserà mai. Poi, proprio sul posto, c’è qualcuno che dice che la Sorella sia stata defenestrata perché aveva sollevato dubbi sulla gestione dell’emergenza Covid ma appunto si tratta di dubbi ed a me piace rimanere sui fatti. Oggi il risultato giudiziariamente sancito è che la sua estromissione non era legittima, tutto qui.

Però nell’indagine sui documenti, copiosi, che mi sono stati comunicati, nella ricerca di riscontri e verifiche come ogni professionista dell’informazione deve fare, mi sono imbattuto in un’altra grottesca vicenda. Pare, cioè, che il vertice regionale della stessa Associazione sia al vertice di un’altra OdV che si occupa di 112 e volontariato parasanitario. Per la Sorella fuoco e fiamme mentre per il presidente non succede nulla? Allora vorrei interpellare il mitico Rosastro, il sorridente paraguru che si è voluto fare presidente, e chiedergli un favore personale, quello di sostituire la bandiera dell’associazione, i cinque quadrati rossi in campo bianco, con un’altra grafica che magari rappresenti una bilancia a stadera tutta piegata da una parte per significare che il nuovo principio, l’ottavo, quello che sottolinea come siano dominanti due pesi e due misure vada dedicato alla paraculaggine, magari beatificando al posto di Henry Dunant proprio Onofrio, il Marchese del Grillo, e sostituendo al motto “tutti fratelli” quello ormai arcinoto, magari detto con la classica inflessione romanesca e un mezzo sorriso sulle labbra.

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La trasformazione di un’Idea in un Azienda anomala ha partorito queste tante e troppe dissonanze. Si tratta della trasformazione di una nobile fraternità in un franchising umanitario che sta travolgendo la stessa concezione di intervento volontaristico trasformandola in lavoro coatto, sottraendo energie e speranze a chi ha deciso di mettere il proprio tempo e la propria stessa persona a servizio del prossimo, vicino o lontano, e facendo diminuire nella Società la considerazione di un consesso che, con ampie dimostrazioni di moralità ed abnegazione, si era guadagnato un posto di rilievo tanto da essere ammesso al patrocinio diretto del Capo dello Stato. Oggi siamo rimasti in pochi a comprendere come la Croce Rossa sia un’altra cosa ma tutti assieme continuiamo a sperare che questo buio periodo passerà presto.

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