C’è un grandissimo problema morale che sta attraversano la Croce Rossa Italiana e che deve trovare subito una risposta. Molti dirigenti hanno posizioni personali non limpide, non specchiate, ai Soci sono interdette le normali informazioni di gestione. Cosa succede dietro le porte dei Comitati che nessuno deve sapere?
La situazione del Comitato della Croce Rossa di Como sta precipitando. Il concordato pianificato e ancora non approvato potrebbe non essere eseguibile perché stanno venendo meno le risorse derivanti dagli impegni contrattuali. Il commissario Piacentini tenta di usare le maniere forti e fa il bullo con i giornalisti.
Non c’è modo di salvare il buono in un’Associazione di rilevanza nazionale come la Croce Rossa Italiana, dove anche i regolamenti vengono utilizzati per aggirare Principi e Statuto con lo scopo di salvaguardare sacche di potere e di mantenere l’immunità di pochi a discapito della generosità di molti.
Il destino dei Corpi Ausiliari della Croce Rossa Italiana è scritto da tempo, solo chi non vuole non lo sa leggere. Non c’è nulla da decifrare, basta prestare la normale attenzione. I segni sono evidenti, basta leggere gli atti, guardare gli avvenimenti, analizzare le decisioni, tutto ha un senso per chi voglia capire. Adesso provate a capire qualcosa anche voi.
Quello che è successo a Como, esattamente nel Comitato provinciale della Croce Rossa Italiana di Como, non è un fatto che può essere relegato a quella sola situazione. Oggi ne parla la stampa, oggi qualcosa in più ve la racconto io, ma domani cosa succederà a Como? Quanti altri Comitati sono nella stessa situazione? Apriamo un dibattito.
C’è un filo che unisce Milano, Roma e Crotone. Questo filo è la spina dorsale del Paese e del fenomeno Croce Rossa che ormai sta declinando verso la peggiore trasformazione mai fatta registrare. A Roma e Crotone si vota, sempre secondo i soliti paradigmi e senza provare ad innovare, mentre Milano ha incassato la riconferma al vertice delle Infermiere Volontarie della sua Socia più prestigiosa, Emilia Scarcella.
La logica è la solita, quella della normalizzazione dei rapporti e del tentativo di raccogliere l’istanza dei soci del territorio di Roma Capitale che rispondono a tre presidenti e non solo a due come tutti i Soci del Paese. La soluzione sarà levantina, come nelle migliori tradizioni di questa scivolosa gestione.
Sarebbe quindi auspicabile che il Presidente Valastro voglia riconoscere il ruolo di utile polemica della Candidata Ilaria Decimo e che voglia assegnare a lei ed alla sua squadra un incarico che abbia natura di sindacato di verifica e controllo sugli atti del Consiglio in carica
A cosa serve allora giurare sui sette Principi, scrivere leggere ed osservare regolamenti, testi unici, codicilli e direttive se basta stare sul gozzo a qualcuno e non avere più vita facile nella più grande associazione di volontariato d’Italia?
il caso del SUV del presidente della CRI di Catania, Stefano Principato, sta agitando l’ambiente. Un caso fortuito o il solito modello di governo autocratico dell’Associazione?