7 Giugno 2017

Croce Rossa: la festa appena cominciata è già finita?

By Cristiano Degni

Siamo nel campo delle ipotesi, ma cosa potrebbe succedere se l’Ente strumentale dovesse chiudere, come previsto, a fine anno?

Non c’è nulla da fare ed a nulla sono valse le continue pressioni verso la politica e nemmeno la scivolata a favore del PD che tanto scalpore ha dato. Non si parla più di emendamenti che possano modificare il decreto legislativo 178, quello della riorganizzazione della Croce Rossa Italiana. Le bocce sono ferme e si sussurra che proprio il sottosegretario Boschi abbia ammonito le manine sempre pronte all’emendamento a stare buonine, che la trippa per i gatti era finita.

Perché questa pressione per far approvare l’emendamento, proprio quello che prorogava l’Ente strumentale dai due ai cinque anni? Non tutti hanno letto il famigerato decreto che come al solito, e per vostra cortese comodità vi linko qui, magari proprio per quelli che non l’hanno letto e lo recitano a comodo ed orecchio. Senza proroga in vita i giochi sono fatti. Certo la mancanza di trasparenza non doveva solo servire ad attribuire incarichi e prebende a piacimento, a noi manca la contezza del processo di liquidazione dell’Ente strumentale e della situazione della vendita del patrimonio immobiliare.

Il bilancio dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia non è florido, benché il Segretario generale si sia sperticato in sorrisetti ed abbia ubriacato l’assemblea nazionale con slides e diagrammi, non esiste un flusso di cassa sufficiente a sopportare lo shock che potrebbe verificarsi a fine anno. Proprio l’articolo 8 del decreto 178, al secondo comma, spiega che al 1 gennaio 2018 “i beni mobili e immobili rimasti di proprietà’ dell’Ente sono trasferiti all’Associazione, che subentra in tutti i rapporti attivi e passivi”. Semplicissimo, lapalissiano, freddo. Quindi tutto quanto non liquidato dall’Ente strumentale, che non pare essere una freccia nel sistemare i conti della vecchia Cri, tutto il patrimonio ancora non venduto, per esempio lo storico edificio di via Toscana, passerà all’Associazione. La quale Associazione incasserà i crediti in capo all’Ente strumentale (non so quali possano essere) ma subentrerà in tutte le posizioni passive non ancora sistemate o dichiarate con decreto del Tribunale di Roma inammissibili.

Se pensate per un momento alle sole imposte dovute sul trasferimento degli immobili dall’Ente all’Associazione capirete che le casse di quest’ultima potrebbero ricevere, nel mese di gennaio prossimo, un colpo tale da far stramazzare al suolo tutto il castello costruito fin’ora. La partenza con una nuova Associazione, con i conti a posto perché intonsi, si vanificherebbe nella confluenza dei debiti e delle partite patrimoniali delle quali l’Ente non sia riuscito a disfarsi. Situazione nuovamente fallimentare e tutto il processo di riorganizzazione sarebbe stato invano, la perdita della qualità pubblica e di migliaia di posti di lavoro, qualificati, non sarebbe servito a nulla.

E’ un’ipotesi, naturalmente, ipotesi con una certa fondatezza. Se così fosse veramente però alla Croce Rossa, al nobile movimento scaturito dalle visioni di un certo Dunant, sarebbe stato tirato l’ulteriore smacco. In effetti, sempre se così andassero le cose, sarebbe stato inutile cambiare gioco su questo tavolo senza sostituire né il mazzo di carte né i giocatori. Come ho sempre detto non esistono uomini buoni per tutte le stagioni e chi è stato Commissario non è detto che possa fare o sappia fare il Presidente. Ma così è stato e la fine dell’anno, inesorabilmente si avvicina e con questa data anche i relativi interrogativi. Quali potrebbero essere, per un Comitato qualsiasi, gli effetti del default dell’Associazione nazionale? E’ inutile dire che la Croce Rossa è un’altra cosa, è inutile sostenere che in questa Croce Rossa sia assolutamente vietato parlare al conducente. A noi deve andare tutto bene, per forza e con la forza, magari fino a quando ci accorgeremo che gli unici paracadute a bordo li hanno indosso proprio loro.