15 Ottobre 2017

Croce Rossa: grazie Gentiloni, grazie.

By Cristiano Degni

Il Governo ha salvato per l’ennesima volta la Croce Rossa Italiana, la “bad company” non ha raggiunto il suo scopo. Adesso la Cri è obbligata a dimostrare quanto vale veramente.

 

Proprio l’altro ieri, nell’ultimo Consiglio dei Ministri, è stato approvato l’ennesimo salvataggio dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia. Avevo raccontato dei timori che si stavano sviluppando intorno agli esiti dell’azione, molto superficiale, condotta dal comitato dell’Ente strumentale alla Cri. Ne ho parlato spesso, si tratta dell’organismo che aveva il compito di accertare la massa passiva, l’insieme cioè dei debiti certificati e dei relativi creditori di Cri, di censire il patrimonio immobiliare e liquidarlo funzionalmente al pagamento dei debiti, e di accompagnare il trapasso del personale verso le nuove destinazioni derivanti dalla procedura di mobilità assistita.

L’unica cosa finora riuscita bene è stata quella di far transitare il personale nelle nuove sedi ma manca ancora molto per completare le procedure. Le retribuzioni non sono allineate, le competenze non vengono riconosciute ma soprattutto il liquidatore si è dimenticato le liquidazioni. La “bad company” che il Governo Monti aveva creato a fianco della nuova Croce Rossa non ha raggiunto il suo scopo a nulla valendo le decine di riunioni, i verbali sottoscritti con pompa e le infinite chiacchiere sparse in giro. Lo scenario sarebbe stato terribile, dai primi di gennaio il patrimonio ed i debiti dell’Ente strumentale sarebbero passati all’Associazione, con un colpo per le casse dei Comitati equivalente a circa venti milioni di euro, la sola imposta di registro sul cambio d’intestazione da pagare cash entro fine gennaio 2018. Poi oltre ai beni sarebbero passati al Comitato nazionale anche i debiti, ormai certificati dal board di EsaCri, che sarebbero stati messi all’incasso senza le salvaguardie e le guarentigie della procedura concorsuale, un disastro insomma sotto il quale sarebbero rimaste soltanto le macerie dei Comitati territoriali.

Il regalo del Governo è consistente, Paolo Silveri Gentiloni è uomo di parola, vuole bene alla Cri, ha capito cosa può rappresentare il patrimonio umano del volontariato rosso-vestito rispetto ad una Società che ha un bisogno estremo di sussidiarietà sanitaria e sociale. Ma è anche un politico, e si giocherà come deve questo colpo di scena in chiave elettorale: con il regalo che ci ha fatto glielo dovremo. Di cosa si tratta, in effetti, si può tradurre in due parole. La procedura di liquidazione sarà estesa per altri tre anni, avrà a capo Patrizia Ravaioli, deus ex machina Cri che non perderà il posto, finalmente. I beni funzionali all’attività saranno trasferiti in esenzione da imposte all’Associazione; i debiti se li accollerà lo Stato, cioè li pagheremo tutti noi italiani con le nostre tasse.

Il tizio che dal 2008 è a capo della Croce Rossa Italiana, che è stato messo lì dal Governo per risanare questo glorioso e virtuoso pezzo di Società nazionale, non ha svolto il suo compito come era dovuto, anche in virtù del compenso, notevole, attribuitogli nei primi cinque anni di mandato e dovremo tenerne conto. Il Governo se ne è accorto e ci ha messo una pezza perché ci vuole bene, perché da Palazzo Chigi hanno capito che un’ideale che ha attraversato i secoli non può morire sotto i debiti, perché il concetto stesso di azione umanitaria non può finire con un colpo di penna, perché non solo l’Italia ma tutto il Mondo ha bisogno di noi. Perché, lasciatemelo dire, anche il Governo ha capito che la Croce Rossa è un’altra cosa. Adesso tocca a noi, solo a noi, ripulire la Cri dalle ambizioni di qualche scalatore sociale, dagli appetiti di piccoli squali inutili, da tutti quelli che usano la Croce Rossa per scopi personali. Tocca a noi.

 

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