29 Agosto 2021

Tocca a Scelli, avanti un altro

By Cristiano Degni

E’ partito nei giorni scorsi un procedimento disciplinare nei confronti del Volontario di Croce Rossa Italiana Maurizio Scelli, proprio quel Maurizio Scelli che l’anno scorso aveva provato a scardinare il potere costituito nell’Associazione di volontariato più grande d’Italia e che oggi è parte di un procedimento civile per annullare le elezioni che lo hanno visto registrare il secondo posto, per numero di consensi.

So, lo so. Vi avevo promesso che non avrei più scritto di Croce Rossa ma sono i fatti come questi che mi fanno profondamente indignare e che hanno causato e dato origine alla mia inchiesta giornalistica, quella che ha scoperchiato un pentolone dove bolle di tutto, prepotenza, sopraffazione, inganno, maldicenza e tutto il corollario che da una decina di anni avvelena questo sodalizio e lo allontana sempre di più dalla Comunità nella quale deve invece contribuire alla salute ed al benessere.

Naturalmente si va in scena col solito copione, senza un capo d’incolpazione determinato, con il riferimento ad un Codice Etico che è a due corsie e dove si può viaggiare in direzioni opposte. Da una parte si applica rigidamente e dall’altra è impalpabile come lo zucchero a velo. Non scendo in particolari ma chi mi segue da sempre ha ben capito a cosa mi riferisco. Di cosa stiamo però discutendo? Non si tratta di un furto, di una violenza carnale, di spaccio di stupefacenti o di un comportamento che ha causato danni a qualche utente. No, assolutamente no. Si tratta di sanzionare, troppo spesso con la sola radiazione, il solo pensiero del signor Maurizio Scelli, non quello del volontario Maurizio Scelli. Perché il fatto che gli è sommariamente contestato, il contenuto di alcuni post messi sui social, non è stato pubblicato dallo Scelli su una pagina di Croce Rossa nell’esercizio della sua attività di volontariato ma sul profilo privato dello stesso Scelli mentre viveva la sua vita di tutti i giorni.

C’è un Grande Fratello che scandaglia le pagine social dei Volontari di tutta Italia, che arriverà a perquisire anche le ceste della biancheria sporca. Chi si rammenta della storia recente di questa Associazione ricorderà di fascicoli sottratti dalle scrivanie dei titolari, di coercizioni continuate, delle paghette gonfiate solo per i fedelissimi, di un Sistema che si nutre di una fedeltà assoluta e scarta chiunque non si presti a giochetti e comunque non sia perfettamente conforme alla macchina industriale.

Peraltro il procedimento è viziato, non parte dal Comitato dove Scelli è volontario ma è “caldamente sollecitato” dagli organi sovraordinati, cosa non prevista dal regolamento di disciplina. Peraltro anche gli organismi disciplinari nazionali, che in ogni sana organizzazione sono composti da persone con un prestigio professionale elevato ed esterne all’organizzazione stessa, spessissimo nominate dal Presidente del Tribunale competente per territorio, in questa Associazione sono nominate, tra i Soci, dalla governance che in questo modo si costruisce una trincea e consolida la propria inattaccabilità e soprattutto insindacabilità.

Non dimentichiamo che lo Scelli è controparte dell’Associazione per aver impugnato il procedimento elettorale dello scorso anno e che un giudizio su questa vicenda non è stato pronunciato nemmeno in primo grado ed è ancora pendente. Si sta provando a sanzionare chi dissente da una linea sicuramente non apprezzabile, una linea che sospende e radia i Volontari per il loro commenti sui social e lascia indenni, parlando di garanzie processuali, diritti costituzionali ed altri pannolini, i Presidenti che ad oggi sono davanti ad un Tribunale penale per i loro comportamenti nell’esercizio delle loro funzioni, e vi assicuro che non sono pochi.

Parliamoci chiaro, questo di cui vi parlo non è un procedimento disciplinare ma una vendetta perpetrata nei confronti del Volontario Maurizio Scelli perché ha osato candidarsi contro chi si è inventato il mandato zero pur di rimanere incollato al suo posto, perché sta osando raccontare a Soci e Volontari che esiste un altro modo per svolgere le attività proprie della Croce Rossa Italiana e questo non può essere perdonato da chi crede che la Croce Rossa sia un’azienda e che questa azienda sia di sua proprietà personale.