27 Novembre 2020

Croce Rossa: Ditocorto ed il suo caos.

By Cristiano Degni

In questa Croce Rossa che abbiamo capito essere proprietà privata di un leader che non è più nemmeno pro-tempore, un’azienda anomala, una chiesa guidata da una castina di infallibili sacerdoti unici conoscitori di un verbo oscuro ed irripetibile, come si riesce a perpetuare il potere anno dopo anno, come si conquista e mantiene il consenso?

Per avere la sensazione di poter controllare millimetricamente un’organizzazione di volontariato che, secondo le norme, dovrebbe avere una base con connotazione efficacemente democratica è necessario sviluppare un concetto di fedeltà alla persona e non all’Istituzione, e la qualità della fedeltà è spesso preferita a quella della capacità, nella scelta dei vertici da nominare ad ogni livello. Si dice sempre che le persone passano ma le Istituzioni restano. Beh, qui in Croce Rossa sappiamo tutti che la permanenza delle persone fa dissolvere le Istituzioni.

Come si coltiva il consenso?

Come evitare quindi che chi ha potere in assemblea, fosse regionale o nazionale, possa subire le trame di chiunque voglia insidiare i dorati strapuntini? Non serve imitare le strategie di Petyr Baelish della Casa Baelish, conosciuto anche come “Ditocorto”, il Maestro del Conio presso il Concilio Ristretto dei Sette Regni. Estremamente ambizioso e opportunista, interessato esclusivamente all’accrescimento del suo potere e della sua ricchezza, portato per gli intrighi di corte, dotato di una grande spregiudicatezza, che lo porta a ricorrere alla menzogna e al tradimento per il proprio tornaconto personale, è un personaggio di fantasia che si troverebbe fuori luogo in una qualsiasi assemblea di Croce Rossa dove invece il potere si riesce a sostenere e perpetuare attraverso un sistema molto più elementare.

Come è noto il Presidente nazionale e quello regionale vengono eletti durante le rispettive assemblee alle quali non partecipano i Soci della Croce Rossa ma soltanto i Presidenti dei Comitati. Sto raccontando la parte volontaristica dell’Associazione, che poi troppo spesso si sovrappone a quell’anomalia aziendale che si fa chiamare anch’essa Croce Rossa ma questo è un’altro discorso. Quindi, vi spiegavo, i Presidenti sono Volontari che non percepiscono compenso per la loro opera e che dovrebbero essere normalmente impegnati ad amministrare, orientare, gestire e sviluppare il proprio Comitato nel territorio di competenza, svolgendo contemporaneamente anche un’altra attività per campare, come suppergiù tutti. Nell’Associazione sono poi previste una serie di figure non accessorie ma importantissime per la vita e le attività sociali, molte previste da Statuto e regolamenti, altre create ad hoc, il cui posto dovrebbe essere occupato da Volontari anche nell’ottica sana di coinvolgere più persone possibili nella struttura associativa.

Chi sono i delegati ed i referenti?

Capita invece esattamente il contrario e scorrendo l’elenco dei referenti, dei delegati tecnici e dei componenti delle commissioni, avendo nell’altra mano l’elenco dei Presidenti ad ogni livello dei Comitati, ci si accorge che troppi nomi combaciano. A prescindere dalla gestione del tempo libero che ogni persona, sia esso Presidente o meno, deve gestire come crede, chi vi racconta questa vicenda è convinto che esista un grave problema di opportunità. E’ vero che non c’è una norma che vieti ad un Presidente di Comitato di essere a sua volta anche delegato tecnico o membro di una commissione ma poiché il delegato, il membro o il referente sono nominati dallo stesso organo che è stato votato da quel Presidente e che in assemblea lo stesso nominante viene sostenuto dal beneficato della nomina si crea un circuito, un do ut des, che fa pensare molto a qualcosa non vietato ma appunto non esattamente opportuno.

Cosa sta succedendo nei Corpi Ausiliari

L’elenco degli inopportuni ce l’ho, me lo sono ricavato, ma se chi mi legge si concentra un momento sicuramente riuscirà a ricostruirselo da solo. Una vicenda simile sta capitando da tempo anche nei Corpi Ausiliari. Due esempi sulla moltitudine di quelli che si possono fare. Sergio Franco Gennaro Piredda è in questo momento contemporaneamente Presidente della Croce Rossa della Sardegna e Comandante del Centro di Mobilitazione della Sardegna. Si tratta di rappresentare e gestire l’Associazione da due posizioni differenti, da due Componenti diverse e con un rapporto reciproco che non è assolutamente diretto ne sinallagmatico. Qui non si tratta di opportunità ma proprio di legittimità anche perché dovendo una posizione dipendere gerarchicamente dall’altra il nostro Piredda dovrebbe passare le giornate, mediamente da dedicare all’Ufficio Scolastico Regionale che gli fornisce i mezzi per vivere e che si attende una prestazione lavorativa di livello dirigenziale, a dare e prendere ordini contemporaneamente da se stesso. La storia di Piredda è singolare e ci torneremo presto, ora solo un piccolo accenno. Comandante del Corpo Militare in Sardegna dal 1995 è stato anche direttore generale del Comitato sardo per dieci anni dal 2003. Il 13 luglio 2018 viene nominato “anche” Commissario straordinario della Croce Rossa isolana. L’incarico doveva durare fino alle elezioni da convocare entro sei mesi come previsto dallo Statuto ed invece Piredda, continuando a dare ordini a se stesso, porterà i sardi a votare per eleggere il nuovo presidente solo nella primavera del 2020. Indovinate chi sarà eletto presidente?
Sulla stessa riga si muove anche Pia Cigliana. L’ex presidente del Comitato di Frosinone che è stata premiata, dopo aver perso le elezioni che l’avrebbero vista nuovamente alla guida del suo amato Comitato, con un posto nel consiglio direttivo nazionale ha anche lei un doppio, se non triplo, incarico. Peccato che non abbia voluto mollare la poltrona di vice ispettrice nazionale del Corpo delle Infermiere Volontarie già quando era Presidente di Comitato e peccato anche che chi si dichiari portatore sano dell’ortodossia statutaria, quel Collegio disciplinare nazionale che distribuisce radiazioni un tot al chilo e che, unico in tutto il Sistema, non rende pubbliche le proprie decisioni, nulla abbia mai avuto da eccepire e lasci permanere questa condizione di incompatibilità correndo il rischio di rendere annullabili tutti gli atti, anche di rilevanza economica, che passano in consiglio nazionale. Se poi si andasse ad analizzare anche la portata dell’incarico nella Componente ausiliaria dell’Associazione, incarico che riguarda la condotta strategica del Corpo, si capirebbe molto altro, a cominciare dalla progressiva scomparsa delle Sorelle dagli scenari, sia operativi che istituzionali. Valga su tutti l’esempio della cerimonia dell’ultimo 25 giugno, la festa dedicata a tutti i Corpi e festeggiata da uno solo. Se questa è la strategia sarà sicuramente ispirata alla regola di Ditocorto, che in una memorabile scena recita “ Il caos non è un pozzo. Il caos è una scala! Tanti che provano a salirla falliscono e non ci provano più: la caduta li spezza. Ad altri viene offerta la possibilità di salire, ma rifiutano: rimangono attaccati al regno, o agli dei, o all’amore. Illusioni. Solo la scala è reale. E non resta che salire”. Anche di Pia Cigliana torneremo ad occuparci per raccontare altre storie di Croce Rossa, proprio nei prossimi giorni.

Il cambiamento è imminente

Per fortuna di reale non c’è solo la scala ma anche il ricorso elettorale proposto da Maurizio Scelli che non ci incontra “sufficientemente ottimisti” ma decisamente convinti che la ragione sia dalla parte di chi rispetta le regole e che non esiste altro modo di fare le cose che rispettando le regole. Un concetto semplice e per mezzo del quale presto la più grande associazione di volontariato d’Italia potrà tornare nelle mani dei suoi Volontari.