4 Giugno 2023

Lavoro e diritti, l’unica via

By Cristiano Degni

Ci sono temi ed atteggiamenti che nessuna della amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi 30 anni a Santa Marinella ha mai saputo o voluto toccare; oggi parlo del tema del lavoro collegato con quello dell’opportunità. Vediamo come.

Questo è un comune che ha lasciato in maniera non indolore la sua vocazione agricola. Nella storia recente Santa Marinella non ha mai avuto una mentalità rivolta al turismo; dai primi anni del secolo scorso è luogo di villeggiatura, concezione che con il turismo non c’entra nulla. Ancora oggi ci sono poche imprese che campano sul turismo e non di turismo mentre la più grande azienda locale, in termini di occupazione, è l’amministrazione comunale. Bruttissimo segno per chi nel tempo non ha mai svolto una politica tesa alla massima occupazione. Quindi oggi Santa Marinella è una Città di pendolari e per pendolari in virtù dell’unica sua vera risorsa che è rappresentata dalla linea ferroviaria.

I ragazzi che cercano di lavorare qui, l’inverno come l’estate, sono sottopagati, sfruttati e trattati tutti, nessuno escluso, in maniera singolare. Vengono assunti come apprendisti e licenziati perché non hanno esperienza, nei colloqui di assunzione fioccano frasi prese dagli spot tv tipo “qui non sei per lavorare, devi vivere la nostra esperienza” oppure “devi essere all’altezza giusta per lavorare qui”, una salmodia mandata a memoria per pretendere molto e pagare poco, senza garanzie né assicurazioni o previdenza. Per inciso praticamente nessuno dei cosiddetti imprenditori locali utilizza le mille agevolazioni messe in campo dal Governo per favorire assunzioni a basso costo per le aziende, si campa sul “si è sempre fatto così” non riuscendo a capire il danno che si reca in termini di concorrenza sleale all’economia locale e l’impatto che si ripercuote sull’autostima di questi giovanissimi concittadini.

C’è un’altra questione che meriterebbe uno spazio importante nel dibattito politico e che non viene affrontata in parte per mancanza di volontà ed in parte perché non esiste un dibattito politico. La questione è quella dell’opportunità di certe scelte, opportunità che corrisponde a quella qualità che deve impedire a soggetti esposti politicamente certe scelte che, pur se legali o legittime, possono avere ricadute di tipo morale o comportamentale con effetti collaterali non controllabili e quindi compromettere grandemente la credibilità dell’Istituzione che queste persone rappresentano.

C’è un Comune nel quale il Sindaco si candida per la sua carica da imputato in un procedimento penale. Sicuramente tra qualche anno potrebbe essere dichiarato assolto nello stesso processo ma nel frattempo il danno reputazionale alla Città è ingente al punto che nessuno, tra i cosiddetti politici locali, ha mai tirato fuori la questione, per una sorta di pudore che rasenta l’indolenza con il presupposto che nessuno, ripeto nessuno, riesce a compiere azioni che sa benissimo che domani, nemmeno tanto lontano, potranno essere usate contro lui stesso qualora incappase suo malgrado nelle reti a strascico dell’attuale sistema giudiziario.

Sullo stesso palcoscenico un consigliere comunale partecipa di buon grado al concorso per alcuni posti nella Polizia Locale e poi, diventato assessore con delega proprio alla Polizia Locale, continua a mantenere il punto, sperando addirittura di vincerlo. Una cosa legittima, ripeto, ma assolutamente non opportuna anche perché proprio sullo sfondo delle nostre spiagge ci sono le colline di Allumiere, ridente paesino dove la politica, la stessa politica che pervade tutta la nostra Regione, ha fatto carne di porco dei concetti di giustizia, legalità e opportunità in un recente concorso pubblico che li ha portati sulle pagine nazionali dei quotidiani ed in qualche meravigliosa ospitata tv.

A rimetterci non è stata la politica, i cui ambasciatori sono stati tutti ricollocati sui loro piedistalli, ma i cittadini che cercavano lavoro, gente che ha perso tempo, denaro ed opportunità, che ha studiato, si è preparata e si è vista annullare, da un giorno all’altro assieme alla prova anche la montagna di sacrifici sostenuti.

A prescidere dai profili di legittimità, sui quali non spetta a me indagare, ne esiste un altro molto profondo ed attuale, quello del conflitto di interessi. Proprio l’allegato 3 al Piano Nazionale Anticorruzione 2013, in merito ai rischi specifici dell’ambito reclutamento di personale, dice che sono costituenti un rischio specifico l’inserimento nel bando e nell’impianto concorsuale di “previsioni di requisiti di accesso “personalizzati” ed insufficienza di meccanismi oggettivi e trasparenti idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire allo scopo di reclutare candidati particolari”.

Un assessore partecipante ad un concorso del medesimo comune del quale è assessore è certamente un “candidato particolare”. Il rischio di conflitto di interessi è oggettivo ed è duplice. Il conflitto di interessi personale dell’assessore esiste: è evidente che l’esercizio della carica potrebbe indurlo a relazionarsi con gli uffici proprio allo scopo di incidere sul concorso per favorire la propria posizione. C’è, poi, il conflitto simmetrico dei componenti degli uffici, in una situazione di evidente imbarazzo, che per alcuni può anche tramutarsi in soggezione di fronte ad azioni miranti ad influenzare il concorso da parte dei componenti dell’organo di governo nel loro complesso.

Parlo naturalmente di conflitto di interessi, ai sensi della normativa vigente, solo potenziale ma basterebbe una semplice situazione di fatto per renderlo attuale. Attenzione, il conflitto di interessi non impedisce che l’assessore si candidi come concorrente in un concorso del suo comune ma rende la cosa oggettivamente improvvida ed inopportuna. E proprio in previsione di questo l’amministrazione comunale avrebbe fatto bene ad affidare a soggetti esterni l’intera produzione della documentazione del concorso, a partire dal bando, magari convenzionandosi con altri enti.

In ogni caso, la riduzione del rischio di per sé non è sufficiente. Il caso del comune di Allumiere, di fatto diventato “concorsificio” per conto di altre amministrazioni locali dove “piazzare” una serie di politici locali evidenzia che i rischi connessi all’ingerenza della politica nei concorsi sono elevatissimi e come cittadini ci meritiamo trasparenza e lealtà, non ricorsi giudiziari continui.

💌 Per commenti e segnalazioni, puoi sempre scrivermi qui
☕️ E se ti va, puoi offrirmi un caffè virtuale.️ Grazie mille!

Se vuoi leggere il mio libro sulla nuova Croce Rossa lo trovi qui

Se vuoi rimanere in contatto con me unisciti al mio canale Whatsapp: clicca qui