Categoria: Croce Rossa

28 Settembre 2020

Croce Rossa: le Crocerossine tra devozione e decozione

Ha un effetto deflagrante la lunga lettera che da un paio di giorno sta circolando nell’ambiente di Croce Rossa Italiana attraverso WhatsApp. La missiva non è firmata e contesta all’attuale dirigenza la nomina dei vertici del Corpo delle Infermiere Volontarie accusando di incapacità e cattiva gestione chi dovrebbe tutelare il Corpo e le Sorelle ed invece usa i propri incarichi per scopi personali.

24 Settembre 2020

Croce Rossa: la parabola dell’incuria /4

La questione della singolare modalità di espressione del voto sociale per il rinnovo delle cariche associative trova spazio come terzo e quarto motivo nella contestazione che Maurizio Scelli, candidato alla carica di presidente nazionale della CRI ha sottoposto al Tribunale di Roma. Prima di raccontare cosa ci sia scritto però vorrei lasciarvi una piccola riflessione su un tema come quello del voto elettronico e di come, oltre a tutta la discussione sviluppata intorno al tema del voto elettronico al senato, sia stato già affrontato con la sottolineatura delle sue criticità proprio da chi è stato portato sul palco della più costosa passerella associativa portato lì dagli stessi vertici che oggi biasimano la richiesta di legittimità di Scelli.

21 Settembre 2020

Croce Rossa: un durissimo ossimoro

Quando una comunicazione ufficiale del presidentissimo nazionale, inviata a tutti i Soci attraverso un mailing massivo, è incartata in una lettera di presentazione intestata “volontariato d’impresa” mi è venuto in mente proprio l’ossimoro e ho capito che avevo ragione, che il teorema che vado predicando da tempo, quello della trasformazione di una meritoria Istituzione in un’azienda anomala, ha la sua naturale dimostrazione, è provato, è perfetto. Di retorico in questa gigantesca dissimulazione non c’è proprio nulla.

18 Settembre 2020

Croce Rossa: il fremito del Corpo

Siamo stati indubbiamente abituati a ben altro spessore, abbiamo ricevuto la documentazione fotografica di ben altri eventi, l’Ispettrice nazionale del Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI ha frequentato sempre i più alti vertici istituzionali. Oggi, speriamo solo a causa della pandemia, non è più così ed il malessere che si registra tra le Sorelle è talmente palpabile da risultare imbarazzante.

17 Settembre 2020

Croce Rossa: la parabola dell’incuria /3

E’ la seconda tra le motivazioni portate da Maurizio Scelli all’attenzione della Magistratura di Roma a fare leva su una pessima interpretazione della norma generale in tema di durata della permanenza delle persone ai vertici associativi, la famosa regola del doppio mandato che si annulla, alla bisogna, istituendo il cosiddetto mandato zero utile soltanto a rinforzare il mastice che tiene ben aderenti alcune terga, e solo alcune, a certe bramate poltrone.

A volte i Principi non bastano, troppo spesso i Principi non c’entrano. C’entra il fatto che alcuni, ormai molti, soggetti che operano e ruotano nel nostro mondo si sentano indispensabili, ritengano di essere gli uomini ( o le donne) indicati dal Destino e si comportino come se il Sole, senza il loro permesso, non potrebbe mai sorgere. E quindi fanno redigere norme ad personam, tagliate su misura insomma, e quando ci si accorge che non vanno bene – perché la presunzione assoluta molto spesso induce in errore – le norme appena fatte o non si applicano oppure si adattano al momento come fosse il tempo di una marcetta nuziale.

La Croce Rossa Italiana, come tutti gli altri Enti ed organizzazioni operanti nel Terzo Settore si è data la regola del doppio mandato. Chi ricopre un incarico di vertice, anche elettivo, può farlo al massimo per due mandati consecutivi. Ce lo racconta bene lo Statuto della Croce Rossa Italiana quando dice all’articolo 24 che “Il Presidente rimane in carica quattro anni e può essere rieletto una sola volta consecutivamente. In ogni caso, è immediatamente ineleggibile al ruolo anche chi abbia ricoperto il mandato di vertice del Comitato, eletto o nominato, per oltre otto anni consecutivi”. Cosa significhi il secondo periodo della frase, che pare semplicemente ridondante, è abbastanza semplice. Indipendentemente dai mandati e dal numero di elezioni svolte, nel caso in cui per un problema qualsiasi che si venisse a creare anche se non si tenessero elezioni regolari chiunque sieda su quelle bollenti poltrone per più di otto anni consecutivi non è più eleggibile.

Francesco Rocca, quello che ha fatto di tutto per presentarsi quale candidato unico ed indiscutibile anche a questa ultima tornata elettorale, è stato eletto già nel 2013 e poi rieletto nel 2016 e quindi nel 2020 ha già svolto due mandati pieni consecutivi senza contare il fatto che dal 2008 al 2013 è stato Commissario straordinario della Croce Rossa Ente pubblico. Ha provato a fare il colpaccio come un grillino qualsiasi che si è fatto rapire dalla lussuria del potere e una volta in carica prova a declinare tutta la teoria del mandato zero imponendo al suo piccolo universo un paio di provvedimenti per cancellare un blocco che lo costringerebbe fuori dalle stanze del potere ma sbaglia le misure.

Il provvedimento con il quale è stato effettivamente approvato il concetto di mandato zero, e cioè la delibera assembleare che raccontava come in una delle storie di Onofrio, Marchese del Grillo, che si, erano anni che gli stessi sederi occupavano le stesse poltrone ma in fondo ci sono sederi che valgono più degli altri, così perché perdersi le bramate competenze, il sorriso sornione e paraculo, le invenzioni strategiche pro domo loro di certi beneamati personaggi solo perché una Legge dello Stato impone un democratico ricambio ai vertici degli Enti del Terzo Settore? Chi sarà mai lo Stato rispetto a certi intoccabili autocrati? A prescindere dalla violazione di Legge, che il Tribunale non potrà ignorare come invece fanno continuamente gli organi statutari di verifica e controllo, anche il sistema di approvazione della leggina interna, della creazione di questo privilegio da castina di quart’ordine è viziato da un conflitto di interessi enorme ed abnorme. Chi si è votato in assemblea nazionale il mandato zero, la regola del Marchese, sono gli stessi presidenti che ne hanno beneficiato, ripeto se la sono votata gli stessi Presidenti di Comitato, territoriale e regionale, che ne hanno beneficiato in palese conflitto di interessi, alla faccia quindi del rapporto con il loro diretti Soci e dei tanto sventolati Principi fondamentali.

Il conflitto di interessi c’è ed è evidente perché è importante sapere che qualora il Tribunale accolga anche soltanto le ragioni di Maurizio Scelli motivandole con questo solo argomento, allora non solo Francesco Rocca sarà dichiarato ineleggibile e quindi alla presidenza nazionale dell’Associazione sarà designato immediatamente Maurizio Scelli con la sua squadra ma decadranno con effetto immediato tutti i Presidenti, territoriali e regionali, che sono al loro effettivo terzo mandato con l’effetto di far subentrare il secondo in lista nei Comitati con più candidati e commissariare tutti gli altri. Tra pochi giorni il Tribunale di Roma deciderà anche su questa questione.

13 Settembre 2020

Croce Rossa: la parabola dell’incuria /2

E’ il caso adesso di scendere a raccontare con il migliore dettaglio possibile questa storia fatta di inganni, tentativi di prevaricazione, prepotenze ed aggiramenti delle norme, interne e generali, secondo lo stile proprio di un modello di governance che è stata paracadutata in una nobile Istituzione e non ha smesso di gestirla come se fosse tutta proprietà privata di qualcuno.

11 Settembre 2020

Croce Rossa: la parabola dell’incuria /1

Se c’è qualcosa, in tutta questa vicenda, di inaccettabile è proprio l’incuria con cui si trattano le questioni angolari, quelle più importanti. Se esiste una storia che può essere il paradigma dell’incuria questa è proprio il racconto delle ultime elezioni alla carica di presidente nazionale della Croce Rossa Italiana.

26 Agosto 2020

Croce Rossa: benvenuti nel Ramazzinestan.

La nuova psicopolizia è al servizio di un potere posticcio, autoreferenziale, incerto proprio perché effimero e attua una repressione continua sulla libertà di determinazione dei Soci, ancor più grave in un’Istituzione che si definisce imparziale, indipendente ed umanitaria. Due recenti episodi manifestano la gravità del problema e denunciano come sia ora di porvi rimedio.

19 Agosto 2020

Croce Rossa: l’impunità di gregge.

Arriva una letterina con la comunicazione, incompleta e lacunosa, del deposito del ricorso elettorale da parte di Scelli. Rocca non si smentisce mai e Scelli, per correttezza istituzionale, invierà a tutti i Comitati atto e motivazioni. La comunicazione dell’Associazione è condizionata e piegata alle esigenze personali del suo capo. I Volontari hanno bisogno di sapere la verità.

Piano piano, alla fine lo ha dovuto dire. E’ un mucchio, un bel mucchio di giorni che sul tavolo del Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana giace il ricorso che l’altro contendente Maurizio Scelli ha depositato presso il Tribunale Ordinario di Roma per evidenziare i vizi e le anomalie di una contesa elettorale dal sapore fin troppo scontato.

Lo stile di questa doverosa ma tardiva comunicazione è quello che conosciamo, astioso, duro, supponente. Parla di “chiaro risultato”, definisce il candidato ricorrente “perdente” e tenta di rassicurare gli animi dei destinatari che non sono solo “elettori” come lui li definisce ma anche i partecipanti ad un’assemblea nazionale dell’Associazione che, nonostante la fretta di compiere il rito elettorale anche nonostante la pandemia, poi non è ancora stata convocata, decorsi ormai ben tre mesi dalla proclamazione degli eletti e di fatto essendo stata depotenziata in favore del monocorde consiglio direttivo nazionale.

Avevamo sperato tutti che la competizione elettorale nazionale non vedesse più un uomo solo al centro dei riflettori ma fosse una gara leale, schietta, nell’interesse dell’Associazione e dei suoi Volontari ed invece così non è stato e nulla è cambiato. Il Presidente Rocca rivolge il suo appello alla calma, comunicando con ritardo plateale la notifica del ricorso elettorale, e lo fa rivolgendosi non ai Volontari dell’Associazione ma ai Presidenti, quelli che siederanno nell’Assemblea nazionale quando avrà tempo e voglia di convocarla e che potrebbero votare la mozione di sfiducia proprio a lui, magari nel tentativo di salvare il loro terzo abusivo mandato consecutivo come già si vocifera nei luoghi che contano.

Quindi una comunicazione tardiva, molto poco obiettiva e sempre con il solito tono di chi ha la scienza in tasca e non ha tempo per dare spiegazioni, soprattutto con la supponenza di chi non ritiene di dover spiegare nulla ai suoi grandi elettori e quindi consegna loro una brevissima dichiarazione, tanto per dimostrare di averlo fatto, e omette di trasmettere ai Soci il ricorso elettorale che, qualora accolto, potrebbe cambiare i destini della più grande Associazione di volontariato d’Italia. I Soci quindi, non menzionati nella lettera, non meritano assolutamente alcuna considerazione, un copione che si ripete e si ripeterà all’infinito, devono manifestare ciecamente la propria fede e non alzare la testa, mai.

Maurizio Scelli, proprio per questa ragione, sta provvedendo a trasmettere a tutti i Comitati la copia integrale del proprio ricorso elettorale con tutte le motivazioni del caso, nel tentativo di aprire un dibattito trasparente e leale e far comprendere a tutti i Soci, siano elettori presidenziali o meno, le proprie indiscutibili ragioni. C’è un solo modo di comportarsi quando non si crede di essere i padroni di una secolare Istituzione ma soltanto umili e leali servitori e questo modo è evidente e chiaro.

In ogni caso, nei prossimi giorni, una copia integrale del ricorso sarà a disposizione anche nella pagina dei documenti di questo sito

18 Agosto 2020

Croce Rossa: dieci denari per scancellare

Esistono Donne che continuano in maniera meritoria ed indefessa a stare in prima linea al servizio di un’Istituzione che le sopporta di malgrado e controvoglia. Queste non si vendono per dieci euro. La disiscrizione è una radiazione atipica, piuttosto si apra un dialogo, si provi ad interpretare il dissenso.