17 Settembre 2020

Croce Rossa: la parabola dell’incuria /3

By Cristiano Degni

E’ la seconda tra le motivazioni portate da Maurizio Scelli all’attenzione della Magistratura di Roma a fare leva su una pessima interpretazione della norma generale in tema di durata della permanenza delle persone ai vertici associativi, la famosa regola del doppio mandato che si annulla, alla bisogna, istituendo il cosiddetto mandato zero utile soltanto a rinforzare il mastice che tiene ben aderenti alcune terga, e solo alcune, a certe bramate poltrone.

A volte i Principi non bastano, troppo spesso i Principi non c’entrano. C’entra il fatto che alcuni, ormai molti, soggetti che operano e ruotano nel nostro mondo si sentano indispensabili, ritengano di essere gli uomini ( o le donne) indicati dal Destino e si comportino come se il Sole, senza il loro permesso, non potrebbe mai sorgere. E quindi fanno redigere norme ad personam, tagliate su misura insomma, e quando ci si accorge che non vanno bene – perché la presunzione assoluta molto spesso induce in errore – le norme appena fatte o non si applicano oppure si adattano al momento come fosse il tempo di una marcetta nuziale.

La Croce Rossa Italiana, come tutti gli altri Enti ed organizzazioni operanti nel Terzo Settore si è data la regola del doppio mandato. Chi ricopre un incarico di vertice, anche elettivo, può farlo al massimo per due mandati consecutivi. Ce lo racconta bene lo Statuto della Croce Rossa Italiana quando dice all’articolo 24 che “Il Presidente rimane in carica quattro anni e può essere rieletto una sola volta consecutivamente. In ogni caso, è immediatamente ineleggibile al ruolo anche chi abbia ricoperto il mandato di vertice del Comitato, eletto o nominato, per oltre otto anni consecutivi”. Cosa significhi il secondo periodo della frase, che pare semplicemente ridondante, è abbastanza semplice. Indipendentemente dai mandati e dal numero di elezioni svolte, nel caso in cui per un problema qualsiasi che si venisse a creare anche se non si tenessero elezioni regolari chiunque sieda su quelle bollenti poltrone per più di otto anni consecutivi non è più eleggibile.

Francesco Rocca, quello che ha fatto di tutto per presentarsi quale candidato unico ed indiscutibile anche a questa ultima tornata elettorale, è stato eletto già nel 2013 e poi rieletto nel 2016 e quindi nel 2020 ha già svolto due mandati pieni consecutivi senza contare il fatto che dal 2008 al 2013 è stato Commissario straordinario della Croce Rossa Ente pubblico. Ha provato a fare il colpaccio come un grillino qualsiasi che si è fatto rapire dalla lussuria del potere e una volta in carica prova a declinare tutta la teoria del mandato zero imponendo al suo piccolo universo un paio di provvedimenti per cancellare un blocco che lo costringerebbe fuori dalle stanze del potere ma sbaglia le misure.

Il provvedimento con il quale è stato effettivamente approvato il concetto di mandato zero, e cioè la delibera assembleare che raccontava come in una delle storie di Onofrio, Marchese del Grillo, che erano anni che gli stessi sederi occupavano le stesse poltrone ma in fondo ci sono sederi che valgono più degli altri, così perché perdersi le bramate competenze, il sorriso sornione e paraculo, le invenzioni strategiche pro domo loro di certi beneamati personaggi solo perché una Legge dello Stato impone un democratico ricambio ai vertici degli Enti del Terzo Settore? Chi sarà mai lo Stato rispetto a certi intoccabili autocrati? A prescindere dalla violazione di Legge, che il Tribunale non potrà ignorare come invece fanno continuamente gli organi statutari di verifica e controllo, anche il sistema di approvazione della leggina interna, della creazione di questo privilegio da castina di quart’ordine è viziato da un conflitto di interessi enorme ed abnorme. Chi si è votato in assemblea nazionale il mandato zero, la regola del Marchese, sono gli stessi presidenti che ne hanno beneficiato, ripeto se la sono votata gli stessi Presidenti di Comitato, territoriale e regionale, che ne hanno beneficiato in palese conflitto di interessi, alla faccia quindi del rapporto con il loro diretti Soci e dei tanto sventolati Principi fondamentali.

Il conflitto di interessi c’è ed è evidente è quindi importante sapere che qualora il Tribunale accolga le ragioni di Maurizio Scelli motivandole con questo solo argomento, allora non solo Francesco Rocca sarà dichiarato ineleggibile e quindi alla presidenza nazionale dell’Associazione sarà designato immediatamente Maurizio Scelli con la sua squadra, ma decadranno con effetto immediato tutti i Presidenti, territoriali e regionali, che sono al loro effettivo terzo mandato con l’effetto di far subentrare il secondo in lista nei Comitati con più candidati e commissariare tutti gli altri. Tra pochi giorni il Tribunale di Roma deciderà anche su questa questione.

continua –

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