11 Febbraio 2024

Premiata pasticceria Cicerone

By Cristiano Degni

C’era un detto popolare che raccontava di una toppa peggiore del buco. A Santa Marinella ormai si naviga a vista e la scarsa capacità dei soggetti chiamati a rappresentare l’Istituzione è talmente palese che di fronte al loro annaspare verrebbe da sorridere ma siccome ci si rende conto che il futuro di migliaia di cittadini è nelle mani di chi non lo merita allora sale un’indignazione che ci può rendere ancora di più una Comunità militante.

All’inizio non ci volevo credere. Ad un giornalista sempre incasinato e di corsa come sono io capita di ricevere centinaia di email e di doverle leggere con la coda dell’occhio sinistro per dare una prima scremata e per appoggiare poi l’attenzione su quelle dove si può celare una notizia, una notizia vera.

Mi arriva una dichiarazione di Emanuele Minghella, consigliere comunale a Santa Marinella e presidente del Consiglio comunale, dove lui stesso, spero semplicemente mal consigliato, tenta di rigirare una frittata che ormai si è bruciata su tutti e due i lati, la pessima gestione della seduta consiliare di lunedì 5 febbraio nel quale, tra le altre cose, si è votato la mozione di sfiducia al Sindaco presentata dai consiglieri di minoranza. La votazione è stata fatta per alzata di mano invece che per appello nominale e con questo si è infranta la norma di legge che invece prevede l’appello, assieme con l’articolo del regolamento consiliare che non può andare contro la legge e quindi conferma anch’esso, ove ce ne fosse bisogno, la necessità dell’appello e della votazione nominale.

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L’esordio è lapidario. “La minoranza era perfettamente al corrente di come e con quali modalità si sarebbe svolta la seduta di consiglio comunale e la votazione finale che sarebbe avvenuta con la solita prassi”. Ecco, la frase più velenosa mai udita, quella che descrive una procedura amministrativa sbagliata nella categoria “abbiamo sempre fatto così”. Certo che questo non può essere, anche perché a Santa Marinella i Sindaci non sono mai stati mandati a casa con una seduta di consiglio comunale ma piuttosto si è sempre preferito il rito notarile, sterile, anonimo.

Certamente, come ribadiscono da via Cicerone, la richiesta di annullamento del consiglio comunale è strumentale, anzi è uno strumento politico. Così come più volte ribadito questa posticcia amministrazione comunale vorrebbe una minoranza supina, piatta, collaborativa fino alla complicità. Invece i consiglieri comunali usano tutti gli strumenti in loro possesso per compiere il ruolo che la legge gli assegna, quello di verifica della legittimità degli atti, delle procedure, dei risultati. E se questa cosa da fastidio a chi vorrebbe inserire il pilota automatico ed arrivare al traguardo quinquennale senza essere disturbato mentre magari nei luoghi deputati all’amministrazione della cosa pubblica è impegnato a fare altro se ne deve fare una ragione. Anzi, questi consiglieri di minoranza sono, a mio modestissimo e non richiesto avviso, persone fin troppo moderate, equilibrate, forse timide.

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Come si fa a pretendere di rappresentare una sacra istituzione come il Consiglio comunale senza conoscere la Legge ed il regolamento del funzionamento di quell’organo? E la figura del segretario generale, garante della legittimità degli atti, è talmente impalpabile da essere lasciata così, sullo sfondo di questa scenografia che fa da cornice ad una farsa scontata e mai divertente? Eppure il Sindaco Tidei stesso aveva addossato la responsabilità di questo pasticcetto proprio ad una fantomatica segreteria, senza fare nomi né cognomi.

Invece il presidente Minghella approfitta di questi momenti di impensato protagonismo e ci dimostra che a lui non basta combinare pasticci, lui vuole strafare. Per giustificare la propria evidente mancanza di preparazione va a tirare in ballo un accordo preventivo, una sorta di “pactum sceleris” che a suo dire dovrebbe sanare ogni scorrettezza presente e futura. Arriva a scrivere che la verità è soltanto una e tira in mezzo il capogruppo di minoranza. “All’inizio della seduta è sta convocata seduta stante una riunione dei capigruppo, chiesta proprio dal consigliere di opposizione Domenico Fiorelli che ha chiesto di sapere, come si dovesse procedere prima nel corso dibattito in aula e poi al termine della seduta alla votazione finale della mozione di sfiducia. Si è deciso pertanto, come poi è accaduto, che si sarebbe dato spazio a tutti gli interventi, successivamente alle singole dichiarazioni di voto e quindi alla votazione che sarebbe avvenuta secondo la prassi solitamente adottata per alzata di mano. Tutto ciò per ribadire come la minoranza fosse ben a conoscenza di come si sarebbe svolta l’assise” attribuendo ad altri la rottura di un patto, trasformando l’organo della conferenza di capigruppo da lui stesso scavalcato in più occasione in una sorta di garanzia del pasticcio. . Non so se Domenico Fiorelli abbia mai compiuto studi di storia militare ma sono sicuro, al cento per cento, che mentre parlava con l’inadatto Minghella gli sia suonata nelle orecchie una frase detta e ridetta, attribuita dai più al piccolo corso Napoleone Bonaparte che, raccontano, ripeteva spesso “non interrompere mai il tuo nemico mentre sta facendo un errore”.

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Chi non ha interrotto Minghella mentre scivolava giù nel precipizio delle pessime figure non è stato solo il “nemico” Fiorelli ma si sono ben guardati dal porgergli una mano sia il segretario generale Schirmenti, quello che è sempre troppo indaffarato per rispondere al telefono o alle email, sia il sindaco Pietro Tidei, quello che vanta ben 53 anni di esperienza di assemblee elettive pubbliche. Certo che poi non trovare un gancio nemmeno tra i consiglieri comunali di maggioranza, quelli che, anche se freschi di nomina, dovrebbero conoscere le norme, le regole di gioco a memoria, ci fa anche pensare che l’invasivo Minghella, quello a cui piace sempre giocare dalla parte giusta del banco e solo ad asso pigliatutto, sia stato lasciato appositamente da solo, ma questa è un’altra storia.

Vorrei chiudere questo sproloquio domenicale con un’altra frase tratta dal comunicato del presidente Minghella. Una frase dal contenuto agghiacciante che rivela quanto Minghella stesso sia distante dall’Istituzione che vuole rappresentare. Lui definisce la riconvocazione del consiglio per procedere alla nuova votazione, da eseguire secondo le norme di legge, una “perdita di tempo che avrà comunque un costo in termine di soldi pubblici”. Sul primo argomento mi viene da dire che una manifestazione di democrazia e rispetto della legge non potrà mai essere ritenuta una perdita di tempo. La mancanza di conoscenza delle norme fa perdere tempo e soldi, non il contrario e se uno non è capace non deve rivestire ruoli apicali e prestigiosi. Sulla questione dei soldi pubblici trovo ardita l’introduzione dell’argomento proprio da parte di chi, in giunta comunale, ha ratificato quei procedimenti giudiziari contro la società Porto Romano che hanno fatto perdere decine di migliaia di euro alla mia Città o avallato operazioni come quella delle macchinette mangiaplastica di cui nulla si sa più. E qui mi fermo solo per pudore e perché è domenica. Piuttosto sottolineo a voi, cari amici e lettori, che a proposito di rispetto delle norme e spreco di denaro pubblico, avevo chiesto già da lunedì scorso per ragioni personali e di giustizia il resoconto stenografico della seduta consiliare e né il presidente Minghella né il segretario Schirmenti hanno porto un cenno di riscontro alla mia richiesta, forse proprio perché, come dice Minghella, la verità è soltanto una.

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